venerdì 13 agosto 2021

La psichitria e i suoi idoli.




La psichiatria non ammette che esista un Dio, solo perché taluni esseri umani adorano un essere soprannaturale che la scienza non vede, non sente, di cui si dice indimostrabile.

Gli psichiatri non hanno forse i loro idoli, nei padri della psichiatria?

Gli Psichiatri adorano uomini chiamati padri della psichiatria e li pongono come idoli tra gli uomini, cosa cambia se un essere umano, invece di adorare uomini che studiano uomini, adora un Dio? Nulla!

Se penso che esista un Dio, cosa mai farò di male, un male per me stesso? No di certo. Al limite potrebbe essere solo una fantasia. Ma peggio è chi adora altri uomini e li pone come idoli sugli altari, li innalza sopra ogni limite, li fa diventare padri di una scienza che per altro a dir il vero è molto imperfetta, perché se fosse perfetta non errerebbe, non causerebbe orrori ed errori, la psichiatria va molto a tentoni, supposizioni, teorie, non c’è nulla in essa che sia perfetto, il giudicare spesso degli psichiatri e indotto da esami, valutazioni, investigazioni, test, conversazioni, domande e risposte; se fossero dei, come credono spesso di essere, non avrebbero bisogno di questi mezzi, per conoscere la verità di un essere, la conoscerebbero senza alcun bisogno di testare l’essere, ed invece si supportano anch’essi a questi passaggi obbligatori, senza i quali nessuno psichiatra potrebbe conoscere la verità o valutare l’essere.

Scrissi: “l’uomo che studia l’uomo rimane nell’uomo” questa frase che pochi l’hanno compresa, fa capire che nessuna scienza umana può dirsi di natura divina, perché gli dei non hanno bisogno di studiare, conosco già le cose per loro stessa essenza, mentre gli esseri umani, hanno bisogno di studiare, per conoscere il mondo. Chi studiano, se non altri simili a loro? Ovvio no! Ma c’è un limite a questa scienza umana, che sta nel fatto che finché l’uomo studia l’uomo rimarrà nell’uomo, cosa intendo dire, che noi crediamo di uscire dai canoni, umani, invece studiando noi stessi rimaniamo vincolati a noi stessi, e continuano a vedere il mondo con gli occhi degli altri, non solo continuiamo a portare avanti gli stessi loro pensieri ed errori, senza mai accorgercene, perché la massa ritiene quegli scritti, quelle teorie giuste; per tanto rimaniamo imbrigliati in una scienza che ruota attorno a se stessa, come un circolo vizioso, progrediamo solo se qualcuno intravvede nella scienza studiata da altri, un qualche errore, allora c’è quel passetto in più che ci fa leggermente progredire, ma anche regredire, non è detto.

Sinceramente prendere ad esempio costoro è ben poco edificante, non potrei mai adorarli, ne porli come dei tra gli uomini, preferisco di gran lunga un Dio che per quanto se ne possa dire ma il suo parlare per ora è perfetto, rispetto allo Psichiatra che sempre più si crede un dio tra una moltitudine di piccoli dei come lui. Se analizzassimo la vita di ognuno di questi psichiatri che hanno fatto la storia della scienza psichiatrica ci accorgeremo che erano uomini fragili, deboli, e per nulla “perfetti” anzi spesso il contrario, taluni alla fine della loro esistenza sono anche impazziti finendo la loro vita proprio nella strutture dove forse non avrebbero mai voluto essere portati.

Negli ambulatori medici,  degli psichiatri nei loro studi, o presso le loro abitazioni alle volte si trovano foto, quadri dei padri della Psichiatria, psicanalisi etc. Il porre un uomo in foto, significa che lo si stima, lo si porta in palmo di mano, lo si esalta e quando se ne fa un statua lo si adora, come un dio; qual’è la differenza tra l’adorare un uomo o un Dio? Nessuna, sempre adorazione è, allora lasciamo libertà che ognuno adori chi vuole adorare? No!

L’adorare un Dio, è ben diverso che adorare un essere umano, perché i pochi comandi che ha dato sono sempre quelli da secoli, mentre adorare i padri della scienza, di volta in volta si introducono nozioni nuove, per tanto quell’adorare è imperfetto.

La Psichiatria, come la Politica, porta all'adorazione gli  uomini, la Religione adora gli dei, mi pare coerente la questione No!

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