MES
- SIAMO STATI FREGATI?
Prem. ho chiamato (On.) Conte solo per essere educato.
Prem. ho chiamato (On.) Conte solo per essere educato.
LINK
articolo:
Anche
l'ANSA ne parla link (QUI)
“"BRUXELLES
- "La firma del Trattato sul Mes a dicembre non è
necessaria, può avvenire uno due-mesi più tardi": così
fonti europee coinvolte nel negoziato sul Mes.
Secondo
quanto si apprende, comunque, fino ad oggi l'Italia non ha chiesto
all'Eurogruppo alcun rinvio della firma della riforma del Mes. Per
passare, la riforma ha bisogno del'unanimità dei Paesi.
La
riforma del Trattato sul Mes "è
stata già approvata a giugno,
stiamo solo discutendo la
legislazione secondaria, meglio chiudere ora":
così fonti dell'Eurogruppo coinvolte nel negoziato sul Mes. Secondo
le fonti, riaprire il testo del Mes sarebbe anche in via teorica
possibile, ma è molto rischioso perché permetterebbe a
ognuno di sollevare
altre questioni che si erano invece chiarite a giugno
scorso quando si
trovò l'accordo politico."
"Attualmente resta aperta soltanto la discussione tecnica su dove inserire gli allegati della riforma del Mes, ovvero se all'interno del Trattato stesso oppure come allegato appunto, ma che avrebbe un valore legale leggermente inferiore e quindi, come sostengono i francesi, potrebbe essere foriero di controversie legali. Nel pacchetto di dicembre che si discuterà all'Eurogruppo, oltre alla riforma del Mes c'è anche il completamento dell'Unione bancaria. " Sono ottimista su un accordo su una roadmap per avviare la discussione politica", fanno sapere le fonti Ue. Il piano di lavoro messo sul tavolo, al momento, somiglia molto alla proposta tedesca fatta dal ministro dell'Economia Olaf Scholz. E comprende, oltre allo schema comune di assicurazione sui depositi, anche una diversa assegnazione del rischio dei titoli sovrani detenuti dalle banche, punto su cui l'Italia si oppone da sempre.
"Attualmente resta aperta soltanto la discussione tecnica su dove inserire gli allegati della riforma del Mes, ovvero se all'interno del Trattato stesso oppure come allegato appunto, ma che avrebbe un valore legale leggermente inferiore e quindi, come sostengono i francesi, potrebbe essere foriero di controversie legali. Nel pacchetto di dicembre che si discuterà all'Eurogruppo, oltre alla riforma del Mes c'è anche il completamento dell'Unione bancaria. " Sono ottimista su un accordo su una roadmap per avviare la discussione politica", fanno sapere le fonti Ue. Il piano di lavoro messo sul tavolo, al momento, somiglia molto alla proposta tedesca fatta dal ministro dell'Economia Olaf Scholz. E comprende, oltre allo schema comune di assicurazione sui depositi, anche una diversa assegnazione del rischio dei titoli sovrani detenuti dalle banche, punto su cui l'Italia si oppone da sempre.
Nel
frattempo interviene sulla riforma del Mes anche la presidente della
Bce, Christine Lagarde: "Voglio
essere molto chiara sul Mes: i cambiamenti sono pensati per
rafforzare il sistema di gestione delle crisi", e
"deve essere rafforzato e ristrutturato per gestire la
vulnerabilità e i rischi finanziari", ha
detto Lagarde al Parlamento Ue rispondendo
a una domanda dell'eurodeputato dei 5 Stelle Piernicola Pedicini. ”
Non c'è bisogno che interpreto perchè il discorso è più che chiaro.
Questo
cosa fa capire che Conte ha firmato l'accordo politico a Giungo se sono vere le fonti europee, stando all'articolo, perchè stando a quello che Conte ha detto alla camera che lui non ha firmato nulla, ma allora le fonti Europee mentiscono? Forse si!
E la UE lo ha trovato soddisfacente, da ciò si comprende chiaramente che la firma di dicembre o fra due mesi, se si volesse posticipare, è di natura tecnica, non politica e questo significa che in pratica è una contro firma, cioè una seconda sottoscrizione che definisce gli aspetti tecnici della questione dal punto di vista bancario, per adempiere alla prima sottoscrizione, ma che il trattato è stato già firmato e sottoscritto dal On. Conte, o no?,
Da quanto è emerso in questi giorni, pare che nel precedente governo Giallo-verde, venne discussa ma la Lega ne era contraria, così sembra, però dal discorso-documento di Conte, pare che la lega sapesse, anche se in modo quasi disinteressato, stando al discorso di Conte.
Però giorni scorsi alcuni eurodeputati parlando in varie trasmissioni hanno detto che per una legge interna alla UE, il premier può sottoscrivere anche senza aver l'autorizzazione del rispettivo parlamento, sempre che sia vero; per la legge Italiana questa cosa non esiste. E questo fatto creerebbe non pochi attriti con la UE, se fosse rispettata.
Questo fatto farebbe capire, che la sovranità Italiana non esiste più, perchè nel momento in cui, l'Europa impone con una sola firma di un premier che si può bai-passare tutte le leggi di uno stato, significa che la sovranità dello stesso è venuta meno.
E la UE lo ha trovato soddisfacente, da ciò si comprende chiaramente che la firma di dicembre o fra due mesi, se si volesse posticipare, è di natura tecnica, non politica e questo significa che in pratica è una contro firma, cioè una seconda sottoscrizione che definisce gli aspetti tecnici della questione dal punto di vista bancario, per adempiere alla prima sottoscrizione, ma che il trattato è stato già firmato e sottoscritto dal On. Conte, o no?,
Da quanto è emerso in questi giorni, pare che nel precedente governo Giallo-verde, venne discussa ma la Lega ne era contraria, così sembra, però dal discorso-documento di Conte, pare che la lega sapesse, anche se in modo quasi disinteressato, stando al discorso di Conte.
Però giorni scorsi alcuni eurodeputati parlando in varie trasmissioni hanno detto che per una legge interna alla UE, il premier può sottoscrivere anche senza aver l'autorizzazione del rispettivo parlamento, sempre che sia vero; per la legge Italiana questa cosa non esiste. E questo fatto creerebbe non pochi attriti con la UE, se fosse rispettata.
Questo fatto farebbe capire, che la sovranità Italiana non esiste più, perchè nel momento in cui, l'Europa impone con una sola firma di un premier che si può bai-passare tutte le leggi di uno stato, significa che la sovranità dello stesso è venuta meno.
La riforma del Trattato sul Mes "è stata già approvata a giugno, stiamo solo discutendo la legislazione secondaria.
Mi piacerebbe sapere se questa affermazione è vera oppure un invenzione delle fonti europee coinvolte nel negoziato sul Mes.
Mi piacerebbe sapere se questa affermazione è vera oppure un invenzione delle fonti europee coinvolte nel negoziato sul Mes.
Secondo me questa affermazione è problematica,"è stata già approvata" per un motivo semplice, dire è già stata approvata significa che tutto la parte politica e legislativa per il MES è già passata, però la firma che Conte potrebbe aver apposto per procedere alla seconda fase, non potrebbe pure essere una firma confermativa alla prima parte?
Ricordiamo cosa dice On.Conte "è stato dato l’incarico all’Eurogruppo di procedere alla predisposizione di una bozza di revisione del Trattato MES."
Cioè di tutto il trattato di quale parte?
La revisione è sulla prima parte cioè quella politica o sulla seconda cioè quella tecnica?
Perchè se la revisione è sulla parte tecnica, allora è giusto il discorso sopra è stata già approvata, ma per l'approvazione serve una firma altrimenti non è valida.
Qui bisognerebbe leggere il trattato e le varie firme anche quelle relative agli incarichi.
Da come è esposto in questo testo si evince che la parte più importante è quella politica è già stata firmata almeno l'articolo lo presume e la parte tecnica secondaria è poco importante, tanto che possono spostare la ratifica fra due-tre mesi. Anche se i francesi dicono che potrebbe portare ad azioni legali, quindi non sono nemmeno tanto convinti di doverla fare.
Secondo l'articolo sopra e tutti gli articoli simili, che ce ne sono a decine in rete anche seri, ed ufficiali.
In breve la ratifica della seconda parte, nemmeno servirebbe perchè la firma è già sta apposta a Giugno. (firma s'intende "dell’incarico all’Eurogruppo che sicuramente è stato firmato, Non credo che l'incarico sia stato dato a voce, non funziona così in Europa.)
Ora c'è da capire se l'Italia è ancora sovrana, perchè se è sovrana allora non sussiste la firma On.Conte che è relativa solo al discorso dell'Incarico all'Eurogruppo e non da quanto esso stesso esposto nel suo discorso alle Camere, cioè alla firma del trattato politico ne tecnico, quindi non 'è l'una, ne l'altra.
Questo trattato però a me fa paura, perchè potrebbe servire per arrivare a detenere la sovranità di una nazione. Ora mi chiedo la legge tedesca e il suo governo è sovrano sulla Germania, e la Francia mi pare che non abbiano rinunciato alla loro sovranità, perchè dovremo farlo noi? Secondo me una legge del genere potrebbe intaccare la sovranità di una nazione.
Questo trattato però a me fa paura, perchè potrebbe servire per arrivare a detenere la sovranità di una nazione. Ora mi chiedo la legge tedesca e il suo governo è sovrano sulla Germania, e la Francia mi pare che non abbiano rinunciato alla loro sovranità, perchè dovremo farlo noi? Secondo me una legge del genere potrebbe intaccare la sovranità di una nazione.
Ma nessuno stato Europeo ha rinunciato alla Sovranità significa che non sussiste neppure una Europa Unita, ma solo un Europa economica, ma non territoriale.
Credo che nel caso della sovranità come anche nel caso del Mes, debbano essere i cittadini a decidere se concedere o no, i proprio risparmi e territorio alla Germania o chicchessia.
Ma siccome temo che la Germania sappia bene che se fosse stato messo ai voti, nessun Italiano, avrebbe fatto ciò, mi sembra anche ovvio.
Certo che questa situazione metterà in chiaro una volta per tutte, alcuni aspetti di tutti i contendenti politici, Meloni, Salvini, Di Maio, Zingaretti, Renzi, Conte, etc, vedremo veramente se la Lega merita il titolo di coloro che salvano gli Italiani. Perchè è indubbio che per salvare l'Italia e la sua sovranità e i suoi risparmi dovremo agire contro la UE stessa e questo potrebbe significare anche uscirne, dalla stessa e non so chi realmente lo voglia fare, temo nessuno!
Ma forse gli Italiani lo vogliono!
Ma forse gli Italiani lo vogliono!
"Per passare, la riforma ha bisogno del'unanimità dei Paesi."
Se la riforma è stata proposta dalla Germania-Francia presumo che anche gli altri stati la stiano sottoscrivendo e che ognuno di essi deve dare una parte di soldi, per il fondo Salva Stati, per cui penso che in qualche modo cercheranno di convincere i politici Italiani a firmare, perchè se deve passare con l'unanimità, significa che tutti devono aderire e quindi se uno solo non aderisce la riforma crolla, ovvio! Questo mi fa capire che il Mes deve per forza essere approvato, la frase lo fa capire chiaramente, non credo che i politici Italiani possano cambiare qualcosa a questo punto della parte politica già discussa. Se è vero quello che è riportato nell'articolo da "fonti europee coinvolte nel negoziato sul Mes." non so quanto margine di trattativa realmente c'è!
O si fa saltare tutto e non si firma nulla, oppure siamo fregati, se il MES rimane così com'è, il problema è uno solo, potrebbe On.Conte andare a Bruxelles firmare il trattato?
O si fa saltare tutto e non si firma nulla, oppure siamo fregati, se il MES rimane così com'è, il problema è uno solo, potrebbe On.Conte andare a Bruxelles firmare il trattato?
" che si erano invece chiarite a giugno" ma On. Conte cos'è andato a fare a Giugno?
A discutere di cosa, e prendere informazioni di cosa, non voglio per carità entrare nella questione non spetta a me, ma mi piacerebbe capire cosa ha fatto a giugno presso al commissione Europa per il Mes. Se come riporta l'articolo si erano chiarite le questioni relative al MES in senso politico, allora ON.Conte dovrebbe conoscerle o no!?
A discutere di cosa, e prendere informazioni di cosa, non voglio per carità entrare nella questione non spetta a me, ma mi piacerebbe capire cosa ha fatto a giugno presso al commissione Europa per il Mes. Se come riporta l'articolo si erano chiarite le questioni relative al MES in senso politico, allora ON.Conte dovrebbe conoscerle o no!?
Trovo illogica cmq sia la posizione delle sinistra, nemmeno questi parlamentari hanno capito nulla di cosa sia realmente questo MES e vogliono portare avanti le politiche Europee, non sapendo quanto a noi come nazione potrebbe costare.
Vedremo alla fine se avrà ragione On. Conte o Salvini, non si sa, attendiamo, io sono poco fiducioso, non di Conte ma della UE.
Cmq devo dire una cosa, Salvini dovrebbe minacciare meno e fornire prove più certe e sicure, non ha a che fare con un quaquaraqua, ma con avvocato ben rodato che sa come agire, come parlare, dovrebbe cmq sia essere un pochino più prudente, ed anche decisamente più astuto, alla lunga questo atteggiamento non lo favorirà.
Ho trovato il testo integrale del discorso alla Camera al Link:
Riporto tutto l'intero contenuto del discorso di Conte alle Camere.
Lo metto infondo dopo il mio articolo:
Lo metto infondo dopo il mio articolo:
La prima cosa che mi è balzata agli occhi è questa frase : " “In Europa la riforma si discute insieme all'unione bancaria. E decide il Parlamento”
Questo mi fa capire molto chiaramente che Conte da molto rilievo alla parte tecnica e non tanto a quella politica, perchè la pare tecnica è quella che ora emerge ed in questo momento è importante per l'UE che sia portata a compimento quanto prima.
"Su tali basi è stato dato l’incarico all’Eurogruppo di procedere alla predisposizione di una bozza di revisione del Trattato MES."
Da quello che On.Conte ha esposto si comprende che un incarico è stato dato alla Eurogruppo, quindi una qualche firma deve averla apposta, a meno che non sia come una promessa, ma non credo.
Ho notato però che da parte di molti sia della maggioranza che dell'opposizione c'è stato quasi un disinteresse, sulla questione e non capisco il perchè!!! Mi sembra molto strano che tutto il parlamento non abbia compreso la gravità di questo trattato, visto che tra tanti parlamentari ci sono economisti etc, solo pochi hanno mosso delle obiezioni ma tutte in linea con Conte.
La domanda è questa o nessuno ha compreso la gravità di questo trattato, ne le sinistre ne le destre, oppure vi erano altri intenti, per cui forse si pensava ad altro e non si considerata la questione come importante.
Mi trovo d'accordo su questo discorso che On. Conte ha fatto, perchè giusto:
"In altre parole, ritenevo non appropriato che i Capi di Stato e di Governo decidessero senza un approccio consensuale sul quadro complessivo delle misure di approfondimento dell’Unione economica e dell’Unione bancaria e, quindi, non solo sulla riforma del Trattato del meccanismo europeo di stabilità, ma anche sullo schema europeo di garanzia sui depositi e sul budget dell’Eurozona; ho anche sostenuto che fossero comunque necessari ulteriori approfondimenti tecnici."
"nessun trattato è stato infatti ancora sottoposto alla firma dei Paesi europei. "
Nessun trattato significa che nemmeno quello politico è stato firmato, così asserisce On. Conte. Questo significherebbe che l'articolo soprastante dove riporta che alcuni dell' Eurogruppo asseriscono che ci sarebbe stata una firma, avrebbero mentito!?
O forse la firma potrebbe essere invece relativa all'incarico dato all'Eurogruppo, lasciando intendere, qualsiasi altra cosa. Temo che sia questa la soluzione, da qui si capirebbe che la responsabilità non è di nessun Italiano, ne parlamentare alle accuse volte verso On.Conte ma dell'Eurogruppo stesso che hanno fatto intendere una cosa non del tutto esatta, portando per tanto scompigli; mi chiedo che non sia stata fatto di proposito, ma per quale ragione, forse proprio di natura politica, per far vedere che le destre sono governate da persone incompetenti, temo che sia così, forse hanno tirato un bel bidone.
A tal proposito se è vera queste deduzione, però le opposizioni avrebbero dovuto documentarsi meglio ed essere certe della questione.
Ho la vaga sensazione che sia accaduto come in agosto 2019 quando Salvini ha ritirato il suo appoggio al governo, forse qualcuno lo ha indotto a far ciò e gli è stato fatto credere altro, secondo me Salvini è caduto in una trappola.
Al punto 3.
"La discussione che si sta portando avanti in Europa sul tema del MES e sulle altre riforme connesse è fondamentale per l’Italia e per il futuro stesso dell’Unione. "
Qui si capisce molto bene e le parole del Premier, lo dice chiaramente che comunque sia Egli è a favore del MES e "per il futuro dell Unione Europea." Da l'espressione si comprende che in mancanza di questo trattato potrebbe venir meno l'unione Europea, da ciò si comprende anche che probabilmente le opposizioni Italiane il CDX attualmente hanno cambiato idea e non vogliono che venga sottoscritto tale trattato, probabilmente si sono resi conto dopo una serie di avvenimenti politici, economici etc, italiani che questo Trattato non fa per l'Italia, potrebbe esserci il rischio di finire come la Grecia.
On.Conte in breve direbbe che è importante fondamentale che l'Italia sottoscriva questo trattato, perchè secondo quanto da Egli Esposto alle Camere, l'Italia dovrebbe averne di beneficio.
Potrei mettere la mano sul fuoco per i nostri parlamentari, ma non ho nessuna fiducia di quelli Europei, no so se effettivamente sarà quello che si spera e si afferma, perchè in politica vale la legge del più forte, e poi nel tempo le cose potrebbero molto cambiare e mutare.
Ho letto tutto il discorso del Premier On. Av, G. Conte.
Secondo il mio punto di vista, visto che nessuna firma definitiva è stata apposta ne, nel trattato politico, ne a quello tecnico, direi alle opposizioni ma anche al governo cioè 5S e PD e Italia Viva di riaprire il discorso dall'Inizio sul MES, perchè secondo me ci sono delle cose che non tornano, proprio quelle non trattate specificatamente dal governo precedente, quasi disinteressato, perchè non perfettamente comprese. Non credo che ci sia tutta questa urgenza di dover sottoscrivere un trattato quasi ad occhi chiusi, è da sprovveduti.
L'Europa può aspettare, cos'è tutta questa fretta?
Ritengo che sia bene riaprire la discussione politica sul Mes stesso secondo me ci sono cose da cambiare, se si vuole procedere in questa direzione, altrimenti così come sta ho la vaga sensazione che possa essere una fregatura completa.
L'Europa può aspettare, cos'è tutta questa fretta?
Ritengo che sia bene riaprire la discussione politica sul Mes stesso secondo me ci sono cose da cambiare, se si vuole procedere in questa direzione, altrimenti così come sta ho la vaga sensazione che possa essere una fregatura completa.
Il discorso del Prof. On. Conte ha ben strutturato il suo discorso, ma secondo me, manca di una parte più tecnica propria del Mes stesso, riguardante le discussioni politiche sullo stesso che ho l'impressione sia stato trattato non del tutto approfonditamente.
Mi auguro che tutte le forze di governo, ci ripensino, su questo trattato per il Mes, che per ora non sottoscrivano. La fretta che è il peggior consigliere.
https://tv.liberoquotidiano.it/video/politica/13540789/mes--franco-bechis-moavero-milanesi-conte-nessuna-discussione-informazione-trattato.html
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l'ARTICOLO si arricchirà di nuovi dati, vediamo cosa ne verrà fuori alla fine, chi mente!!!
https://tv.liberoquotidiano.it/video/politica/13540789/mes--franco-bechis-moavero-milanesi-conte-nessuna-discussione-informazione-trattato.html
"Al convegno organizzato da Il Tempo "Idee per l'Europa", si è parlato dell'argomento più caldo delle ultime settimane: il nuovo trattato Mes. Su tale punto, il direttore della testata Franco Bechis ha chiesto a Enzo Moavero Milanesi - ministro degli esteri all'epoca della riformulazione del trattato Mes - se il premier Giuseppe Conte gliene avesse parlato in Consiglio dei ministri o altre sedi. La risposta dell'ex capo della Farnesina, il quale dovrebbe essere edotto di tutti i trattati internazionali, getta ulteriori ombre sulla condotta di Giuseppe Conte. "Se per parlare intendiamo analisi approfondite, io non ne ricordo. Se intendiamo averlo menzionato di tanto in tanto, è stato menzionato", afferma Moavero. A questo punto, si fa sempre più strada l'ipotesi che Conte e l'allora ministro dell'economia, Giovanni Tria, abbiano gestito autonomamente il dossier, senza consultare né il parlamento né il titolare dei rapporti internazionali. Un affare personale e condotto in segretezza, che, come ha affermato Matteo Salvini durante il convegno, "è emerso solo perché qualche matto sovranista lo ha sollevato".
"
Quindi in sintesi cosa abbiamo che quanto ha citato Conte è solo un discorso parziale e quindi non del tutto esatto, Moavero lo dice chiaramente, non ne è abbiamo mai parlato in modo esaustivo, in modo approfondito ma sempre in modo superficiale, La domanda quindi è questa cosa vi era da nascondere nel MES che i ministri non dovevano sapere?
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di F. Q. | 2 DICEMBRE 2019
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POLITICA | DI F. Q.
Salva-Stati, passa la linea Conte-Gualtieri: “In Europa la riforma si discute insieme all’unione bancaria. E decide il Parlamento”
Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri in merito alle modifiche del Trattato sul meccanismo Europeo di Stabilità
(Roma, lunedì 2 dicembre 2019)
Indice:
1. – Premessa.
2. – Ricostruzione del negoziato e della interlocuzione con il Parlamento.
3. – Considerazioni finali.
1. – Premessa.
Signor Presidente, gentili deputate e deputati,
sono qui per rendere una tempestiva informativa sulle modifiche del Trattato sul Meccanismo europeo di stabilità, non solo perché la ritengo doverosa dopo la richiesta che alcune forze di opposizione mi hanno fatto pervenire, ma anche perché ho sempre, e dico sempre, cercato di assicurare, per parte mia, una interlocuzione chiara e trasparente con il Parlamento, nel rispetto delle prerogative sovrane che spettano a questo consesso a tutela dei diritti di tutti i cittadini.
Non posso nascondere, tuttavia, che questa mia informativa non può essere degradata a un ordinario momento della fisiologica interlocuzione che intercorre tra il Governo e, segnatamente, il Presidente del Consiglio e il Parlamento.
Questo mio passaggio assume un rilievo particolare.
Da alcune settimane i massimi esponenti di alcune forze di opposizione hanno condotto una insistita, capillare campagna mediatica, accusandomi di avere adottato, nel corso di questo negoziato con le Istituzioni europee, condotte talmente improprie e illegittime da essermi reso responsabile di “alto tradimento”.
Sarei, quindi, uno spergiuro. Questo perché sarei venuto meno al vincolo, assunto al momento in cui mi è stato conferito l’incarico di Presidente del Consiglio, di essere fedele alla Repubblica, di osservarne la Costituzione e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione.
Si è perfino adombrato che avrei tenuto questa condotta per biechi interessi personali, anteposti al dovere di tutelare l’interesse nazionale.
Questa accusa, possiamo convenirne tutti, non rientra nell’ambito della ordinaria polemica politica.
Quando sono venuto dinanzi a Voi per chiederVi la fiducia ho invocato, per questa nuova stagione politica, un “linguaggio mite”, ho auspicato che la Politica, con la P maiuscola, potesse riporre una particolare attenzione alla “cura delle parole”.
Le accuse che mi sono state rivolte, tuttavia, trascendono ampiamente i più accesi toni e le più aspre contestazioni che caratterizzano l’odierna dialettica politica, già di per sé ben poco incline alla “cura delle parole”.
Siamo al cospetto di un’accusa gravissima.
Se si arriva ad accusare apertamente e ripetutamente, in tutte le trasmissioni televisive e in tutti i canali social, il Presidente del Consiglio di avere tradito il mandato di difendere l’“interesse nazionale” e di avere agito per tutelare non si sa quale interesse personale, allora il piano delle valutazioni che siamo sollecitati a compiere è completamente diverso.
Se queste accuse avessero un fondamento, saremmo di fronte alla massima ferita, al più grave vulnus inferto alla credibilità dell’Autorità di Governo, con la conseguenza che chi vi parla non potrebbe esitare un attimo a trarne tutte le conseguenze: senza neppure attendere che mi venisse chiesto da chicchessia, sarei costretto a rassegnare all’istante le dimissioni da Presidente del Consiglio.
Se però queste accuse non avessero fondamento e anzi fosse dimostrato che chi le ha mosse era ben consapevole della loro falsità, avremmo la prova che chi ora è all’opposizione e si è candidato a governare il Paese con pieni poteri, sta dando prova, e purtroppo non sarebbe la prima volta, di scarsa cultura delle regole e della più assoluta mancanza di rispetto delle istituzioni. Se questo fosse il caso, infatti, saremmo di fronte a un comportamento fortemente irresponsabile, perché una falsa accusa di alto tradimento della Costituzione è questione differente dall’accusa di avere commesso errori politici o di avere fatto cattive riforme: è un’accusa che non si limita solo a inquinare il dibattito pubblico e a disorientare i cittadini, è indice della forma più grave di spregiudicatezza perché pur di lucrare un qualche effimero vantaggio finisce per minare alle basi la credibilità delle istituzioni democratiche e la fiducia che i cittadini ripongono in esse.
Pur di attaccare la mia persona e il Governo non ci si è fatti scrupolo (e mi sono sorpreso, se posso dirlo, non della condotta del senatore Salvini, la cui “disinvoltura” a restituire la verità e la cui “resistenza” a studiare i dossier mi sono ben note, quanto del comportamento della deputata Meloni) di diffondere notizie allarmistiche, palesemente false, che hanno destato preoccupazione nei cittadini e, in particolare, nei risparmiatori: è stato detto che sarebbe prevista la “confisca dei conti correnti dei risparmiatori” e, più in generale, che “tutti i nostri risparmi verrebbero posti a rischio”; è stato detto che il Mes servirebbe solo a beneficiare le banche altrui e non le nostre.
E’ stato anche detto che il Mes sarebbe stato già firmato, e per giunta di notte.
Anche chi è all’opposizione ha compiti di responsabilità.
Questa informativa è divisa in due parti.
La prima è rivolta a ricostruire nel dettaglio i vari passaggi del negoziato sul Mes e, in particolare, i vari momenti dell’interlocuzione sin qui avvenuta tra Governo e Parlamento.
Sarà questa la parte determinante per valutare la fondatezza delle accuse che mi sono state mosse. Anticipo che per consentire a Voi membri del Parlamento di avere una più puntuale cognizione di tutti questi passaggi, lascerò un testo scritto del mio intervento, corredato anche da numerosi allegati, che offrono un inoppugnabile sostegno documentale alla mia ricostruzione.
La seconda parte, invece, è rivolta ad anticipare lo scenario futuro in ordine al completamento di queste modifiche al Mes e in ordine alle restanti riforme che compongono il complesso tema dell’Unione economica e monetaria.
* * *
2. – Ricostruzione del negoziato e della interlocuzione con il Parlamento.
La Commissione Europea ha presentato, nel dicembre del 2017, un pacchetto di proposte per il completamento dell’Unione Economica e Monetaria.
Tra queste, figurava la proposta di riformare il Trattato istitutivo del Meccanismo Europeo di Stabilità, un accordo intergovernativo firmato il 2 febbraio 2012 ed entrato in vigore a ottobre dello stesso anno, a seguito della ratifica di 17 Stati membri dell’Eurozona, ai quali si sono aggiunti la Lettonia, l’1 gennaio 2014, e la Lituania, l’1 gennaio 2015. La creazione del Mes è avvenuta a seguito di un’apposita modifica all’art. 136 del Trattato sul funzionamento dell’Ue (TFUE) e ha dapprima affiancato – e poi sostituito – il Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF) e il meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (EFSM) nel compito di fornire, laddove necessario, assistenza finanziaria agli Stati membri della zona euro.
Sulla riforma del Meccanismo europeo di Stabilità e sulle altre proposte della Commissione europea in merito al completamento dell’Unione economica e monetaria, fin dall'avvio della mia prima esperienza di governo, il Parlamento italiano è stato sempre e costantemente tenuto aggiornato, come di seguito dimostrerò.
Innanzitutto, sono intervenuto, sia alla Camera sia al Senato, il 27 giugno e l’11 dicembre 2018, per le comunicazioni in vista degli Eurosummit, nei quali si è discusso delle proposte formulate dalla Commissione sulla riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità.
Nelle comunicazioni rese il 27 giugno 2018, benché tema centrale fosse quello dell’immigrazione, ho voluto affrontare in modo esplicito anche la questione relativa alla riforma del Mes. Al riguardo, ho affermato: “Non vogliamo un Fondo monetario europeo che, lungi dall’operare con finalità perequative, finisca per costringere alcuni Paesi verso percorsi di ristrutturazione predefiniti con sostanziale esautorazione del potere di elaborare in autonomia politiche economiche efficaci. È per questo che siamo contrari ad ogni rigidità nella riforma del Meccanismo europeo di stabilità: soprattutto perché nuovi vincoli al processo di ristrutturazione del debito potrebbero contribuire proprio essi all'instabilità finanziaria, anziché prevenirla. Non vogliamo neppure pericolose duplicazioni con i compiti della Commissione europea per la sorveglianza fiscale, che rischierebbero peraltro di delegittimare la base democratica di queste funzioni essenziali per la stabilità finanziaria”.
Nel corso del conseguente dibattito alla Camera, la maggior parte dei deputati intervenuti non ha affrontato l’argomento, ad eccezione dell’onorevole Gelmini (Forza Italia) e dell’onorevole Molinari (Lega). Entrambi si sono limitati a esprimere valutazioni di principio, peraltro coerenti con l’indirizzo espresso sul punto nel mio intervento (allegato 1). Al Senato, gli unici a intervenire sul tema sono stati la senatrice Bottici (M5S), la senatrice Bonfrisco (Lega) e il senatore Mauro Maria Marino (PD). La senatrice Bonfrisco, condividendo la posizione che avevo espresso nelle comunicazioni, affermava: “Lei ha già detto benissimo, presidente Conte, che è forte la nostra contrarietà a un fondo monetario europeo, che somigli magari ad altri fondi monetari, che hanno accompagnato le sventure di tanti Paesi nel mondo, che esautori gli Stati membri nel perseguimento di politiche economiche efficaci”. Anche il senatore Marino, nel suo intervento tutto concentrato sul tema, ha messo in guardia dal rischio che il Meccanismo europeo di stabilità potesse essere trasformato in un Fondo monetario europeo. In quell’occasione, nessuno degli altri senatori intervenuti, compreso il senatore Bagnai, ha toccato l’argomento (allegato 2).
Anche alla luce del dibattito in Parlamento e delle risoluzioni approvate, nel Vertice europeo del 29 giugno 2018 mi sono speso perché fosse adottata, dai leader europei, una dichiarazione che, nel dare avvio alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità, orientasse il percorso nella direzione di un suo rafforzamento e nell’introduzione, tra le sue funzioni, di un sostegno comune (common backstop) al Fondo di Risoluzione unico (Single Resolution Fund). Quello stesso Vertice ha dato mandato all’Eurogruppo di preparare i necessari termini di riferimento e di concordare la lista delle condizioni per l’ulteriore sviluppo del Mes.
In quel primo Euro-Summit al quale ho partecipato è stato inoltre deciso, con il sostanziale contributo dell’Italia, di continuare a lavorare alla riforma dell’Unione Economica e Monetaria, purché ciò riguardasse un intero pacchetto di riforme, includendo quindi l’avvio di negoziati sul Sistema Europeo di Assicurazione dei Depositi (EDIS) e approfondendo la riflessione sullo Strumento di Bilancio dell’eurozona al fine di verificare la possibilità di svilupparne la funzione di stabilizzazione.
L’11 dicembre 2018, nelle comunicazioni alle Camere, ho riferito nuovamente sugli sviluppi del negoziato in materia di rafforzamento dell’Unione economica e monetaria. In quell’occasione ho affermato: “L’eurogruppo il 4 dicembre ha visto purtroppo confermata, nell’esaminare la proposta franco-tedesca al riguardo, la netta distanza tra gli Stati membri. In particolare, se da un lato si è registrata una disponibilità ad approfondire la possibilità di istituire un bilancio comune per le finalità di convergenza e di aumento di competitività, dall’altro lato permane un forte contrasto di vedute sull’ipotesi di attribuire al bilancio comune anche la funzione di stabilizzazione. Quindi l’avanzamento di questo progetto va valutato con cautela, riservando una particolare attenzione a tutti i profili e i passaggi che lo caratterizzano. Quanto al completamento dell’Unione bancaria, la nostra visione richiede che la riduzione del rischio sia finalmente accompagnata da corrispondenti misure di mutualizzazione dello stesso. Comprendiamo che sia ritenuto ineludibile un differente timing sui due aspetti; apprezziamo che si proceda con l’istituzione di una misura di condivisione del rischio, quale sarà il common backstop per il Fondo di risoluzione unico. Pur tuttavia, il nuovo rinvio delle decisioni sullo schema assicurativo sui depositi è per noi il segnale di un’Europa che continua a farsi condizionare dai mercati piuttosto che tentare di indirizzarli. Quanto alla riforma della governance del Meccanismo europeo di stabilità, manteniamo le nostre riserve su un approccio intergovernativo e ribadiamo che i ruoli attribuiti al meccanismo europeo di stabilità non devono minare irreversibilmente le prerogative della commissione europea, in particolare in materia di sorveglianza fiscale”.
Nel dibattito in Senato, nessun parlamentare – tantomeno il senatore Bagnai, che pure era intervenuto in discussione generale – ha fatto riferimento alla materia. L’unica eccezione è stata quella del senatore Fantetti (Forza Italia), che ha semplicemente rivendicato la “paternità” del meccanismo di backstop, attribuendola al ministro dell’Economia del governo Berlusconi, Giulio Tremonti (allegato 3). Nel dibattito alla Camera, invece, nessuno ha affrontato la questione (allegato 4).
Conseguentemente agli indirizzi espressi dal Parlamento e sulla base dei lavori condotti dai Ministri delle Finanze partecipanti all’Eurogruppo in formato inclusivo, il 14 dicembre 2018 l’Eurosummit ha proseguito la discussione sul pacchetto globale di misure necessarie al rafforzamento dell’Unione Economica e Monetaria.
Posso dunque affermare che, poco meno di un anno fa, l’Italia, da me rappresentata, si è espressa in sede europea in maniera perfettamente coerente con il mandato ricevuto da questo Parlamento.
Su tali basi è stato dato l’incarico all’Eurogruppo di procedere alla predisposizione di una bozza di revisione del Trattato MES.
Ancora, il 19 marzo 2019, nel corso delle comunicazioni alle Camere in vista del Consiglio europeo del 21 e del 22 marzo, benché quel Consiglio, a differenza di quello di dicembre, non avrebbe avuto un corrispettivo in forma di Eurosummit, mi sono ugualmente soffermato diffusamente sul tema, in ragione dell’assoluto rilievo della questione per il futuro assetto economico e finanziario dell’Unione europea, mosso dalla consapevolezza di quanto fosse decisiva un’interlocuzione costante con il Parlamento. Neanche in quell'occasione, né al Senato né alla Camera dei deputati, risultano richieste di ulteriori approfondimenti da parte dei parlamentari intervenuti in discussione generale o in dichiarazione di voto (allegato 5).
Nelle comunicazioni del 19 giugno, in vista – questa volta – dell’Eurosummit che si è tenuto a Bruxelles il 21 giugno, ho nuovamente affrontato il tema, anche perché un generale consenso sulla bozza di revisione dell’accordo MES era stato raggiunto il 13 giugno dai Ministri dell’Economia dell’area euro.
In particolare, alla Camera, ho descritto, nel dettaglio, i contenuti della riforma. All'esito di quella discussione, è stata approvata, dalla maggioranza parlamentare di allora, una risoluzione che, in ordine alla riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità, impegnava il Governo “a non approvare modifiche che prevedano condizionalità che finiscano per penalizzare quegli Stati membri che più hanno bisogno di riforme strutturali e di investimenti, e che minino le prerogative della Commissione europea in materia di sorveglianza fiscale; a promuovere, in sede europea, una valutazione congiunta dei tre elementi del pacchetto di approfondimento dell’Unione economica e monetaria, riservandosi di esprimere la valutazione finale solo all’esito della dettagliata definizione di tutte le varie componenti del pacchetto, favorendo il cosiddetto “package approach”, che possa consentire una condivisione politica di tutte le misure interessate; a trasmettere alle Camere le proposte di modifica al trattato ESM, elaborate in sede europea, al fine di consentire al Parlamento di esprimersi con un atto di indirizzo e, conseguentemente, a sospendere ogni determinazione definitiva finché il Parlamento non si sia pronunciato.” (allegato 6).
Nelle comunicazioni rese in Senato, espressi il mio favor per questo approccio relativo all’intero pacchetto di riforme. In particolare, ho affermato: “mi sento di sposare questo approccio, come Governo, […], perché effettivamente ritengo che proseguire soltanto in una singola direzione, posticipando le valutazioni complessive, non sia affatto un modo di procedere avveduto, accorto e raccomandabile. Dobbiamo avere una visione complessiva di questo percorso, perché solo questa ci potrà poi portare ad esprimere una valutazione politica, che sia rispondente ai bisogni dei nostri cittadini e agli interessi nazionali”.
In altre parole, ritenevo non appropriato che i Capi di Stato e di Governo decidessero senza un approccio consensuale sul quadro complessivo delle misure di approfondimento dell’Unione economica e dell’Unione bancaria e, quindi, non solo sulla riforma del Trattato del meccanismo europeo di stabilità, ma anche sullo schema europeo di garanzia sui depositi e sul budget dell’Eurozona; ho anche sostenuto che fossero comunque necessari ulteriori approfondimenti tecnici.
Durante il dibattito, nel quale comunque pochissimi sono stati gli interventi sul tema, il senatore Bagnai affermava: “Mi permetta, quindi, signor Presidente del Consiglio, di ringraziarla per il fatto che lei, in applicazione di questa norma e in completa coerenza con quel principio di centralità del Parlamento, fin dal primo giorno, affermò in questa sede di voler rispettare, sia venuto ad annunciarci che questo approfondimento tecnico ci sarà” (allegato 7).
In coerenza con le risoluzioni parlamentari approvate il 19 giugno, facendo valere l’impegno del Governo a rispettare la posizione espressa dal Parlamento sovrano, ho chiesto e ottenuto, nel corso dell’Euro-Summit del 21 giugno, l’inserimento – nelle Dichiarazione del Vertice – del riferimento all’“approccio di pacchetto” sui tre pilastri che tutti ormai ben conosciamo.
Cito il punto specifico della Dichiarazione dei leader: “Invitiamo l’Eurogruppo in formato inclusivo a proseguire i lavori su tutti gli elementi di questo pacchetto globale”.
Inoltre, sulla riforma del Trattato MES, ancora una volta su richiesta specifica dell’Italia, si è deciso che le procedure per le ratifiche nazionali sarebbero state avviate solo quando tutta la documentazione fosse stata concordata e finalizzata.
Mi sembra quasi superfluo confermare a quest’Aula un fatto di tutta evidenza, ossia che né da parte mia né da parte di alcun membro del mio Governo si è proceduto alla firma di un trattato ancora incompleto: nessun trattato è stato infatti ancora sottoposto alla firma dei Paesi europei. Ed è altrettanto evidente che, in quel caso, avrei personalmente e preventivamente informato il Parlamento, non solo perché tenuto a farlo ai sensi della legge n. 234 del 2012, ma anche per l’assoluto rispetto che ho sempre tributato a questa Istituzione.
Ma non è solo questo. L’interlocuzione con il Parlamento non si è limitata alle sole occasioni nelle quali io personalmente ho reso comunicazioni alle Camere in vista dei Vertici europei.
Oltre alle attività svolte personalmente e sulle quali mi sono già soffermato, altri membri del Governo da me precedentemente guidato hanno contribuito ad alimentare il doveroso dialogo con il Parlamento.
Più volte vari Ministri, recandosi nelle Commissioni permanenti di Camera e Senato, hanno affrontato direttamente gli argomenti connessi alle prospettive di riforma dell’Unione Economica e Monetaria, agli intendimenti del Governo in quest’ambito e, nello specifico, alla riforma del MES.
L’allora Ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria, nelle comunicazioni sulle linee programmatiche del suo dicastero, rese davanti alla commissione 6a del Senato, nella seduta del 17 luglio 2018, ha affrontato – tra l’altro – il tema della revisione del trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità (allegato 8).
Invitato in audizione dinanzi alle Commissioni riunite XIV Commissione della Camera e 14a Commissione del Senato, nella seduta del 24 luglio 2018, anche il Rappresentante permanente d’Italia presso l’Unione europea, ambasciatore Maurizio Massari, ha riferito sul MES (allegato 9).
Inoltre, invitato in audizione dalle commissioni congiunte 5a Senato e V Camera, nella seduta del 17 aprile 2019, a richiesta dell’onorevole Fassina, sempre il ministro Tria riferiva nuovamente sul trattato MES (allegato 10) e il successivo 31 luglio rispondeva sullo stesso tema a un’interrogazione a risposta immediata presentata dall’onorevole Borghi, ribadendo “che nei prossimi mesi si dovrà seguire un approccio complessivo in una logica di pacchetto, con riferimento ai tre ambiti delineati a dicembre scorso: revisione del trattato MES, introduzione dello strumento di bilancio per la competitività e la convergenza e unione bancaria, incluso l’EDIS” (allegato 11).
Lo stesso Ministro Tria ha adempiuto all’obbligo imposto dalla normativa italiana (articolo 5 della legge n. 234 del 2012), inviando la bozza di testo di revisione del Trattato istitutivo del MES ai Presidenti delle Camere, con lettera del 9 agosto scorso (allegato 12).
Anche l’allora Ministro per gli affari europei Paolo Savona, invitato in audizione dalle commissioni riunite e congiunte 3a e 14a Senato e III e XIV Camera, nella seduta del 30 gennaio 2019, ha affrontato il tema (allegato 13). Inoltre, negli atti del Parlamento troverete traccia anche del puntuale aggiornamento sugli esiti dell’ultimo Euro-summit svolto dall’allora Ministro degli Esteri Moavero Milanesi presso le Commissioni riunite e congiunte 3a e 14a Senato e III e XIV Camera, nella seduta del 27 giugno 2019 (allegato 14).
In ognuna di queste occasioni i parlamentari hanno potuto interloquire e sottoporre ai Ministri di volta in volta presenti ulteriori questioni e richieste di approfondimento.
In conclusione, considerando i numerosi interventi svolti, in Assemblea e nelle commissioni parlamentari, sia alla Camera sia in Senato, possiamo convenire che le accuse, mosse in questi giorni da diversi esponenti politici di opposizione, circa una carenza di informazione e di consultazione sulla questa materia così sensibile, siano completamente false.
Fermo restando che il presidente Centeno redige un resoconto dei lavori dell’Eurogruppo, che è disponibile sul sito ufficiale dell’Unione Europea.
Desidero inoltre precisare che tutto quanto avveniva sui tavoli europei, a livello tecnico e politico, era pienamente conosciuto dai membri del primo Governo da me guidato, i quali prendevano parte ai vari Consigli dei Ministri, contribuendo a definire la corale posizione dell’Esecutivo italiano sul tema.
In particolare nel Consiglio dei Ministri del 21 dicembre 2018, il Ministro per gli affari europei, Paolo Savona ha presentato la “Relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea, relativa all’anno 2019”, Nella relazione programmatica si legge: “Quanto a ESM, l’Italia sarà favorevole ad iniziative volte a migliorare l’efficacia degli strumenti esistenti, rendendone possibile l’utilizzo ed evitando l’attuale effetto “stigma”. Si opporrà tuttavia all’affidamento a ESM di compiti di sorveglianza macroeconomica degli Stati membri che rappresenterebbero una duplicazione delle competenze già in capo alla Commissione europea”.
Nel successivo Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2019 è stata presentata e illustrata nel dettaglio la “Relazione consuntiva sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea, relativa all’anno 2018.”
Nella relazione consuntiva, si legge invece: “Con specifico riferimento alla riforma di ESM, il compromesso raggiunto ha riguardato, innanzitutto, la revisione dei suoi strumenti finanziari di supporto precauzionale (Precautionary Conditioned Credit Line – PCCL). Rispetto ai rapporti di collaborazione tra ESM e la Commissione, all’interno e fuori dai programmi di assistenza finanziaria, un accordo comune tra le due istituzioni ne ha sancito la collaborazione nel disegno della condizionalità connessa ai programmi e ne ha prefigurato la complementarietà dei ruoli nell’analisi sulla sostenibilità del debito. Inoltre, è stato previsto un possibile ruolo di “facilitatore” da parte di ESM del dialogo tra creditori e Stati membri nel caso di operazioni di ristrutturazione del debito (con un coinvolgimento da parte di ESM di tipo informale, non vincolante, su base confidenziale e, soprattutto, attivabile solo su richiesta dello Stato membro). Relativamente alla revisione delle Collective Action Clauses – CACs presenti nella documentazione legale sottostante i Titoli di Stato emessi dai paesi dell’Area Euro, infine, l’accordo raggiunto prevede che siano introdotte CACs di tipo “single limb” entro il 2022, includendo questo impegno nel Trattato ESM”.
E’ importante sottolineare fin da ora come anche l’accordo raggiunto in sede di negoziato su queste c.d. clausole di tipo “single limb” fosse specificamente affrontato nella relazione.
E voglio anche richiamare l’attenzione sul passaggio della Relazione, condivisa dal Consiglio dei Ministri e poi approvata dal Parlamento, in cui si dà atto che “Grazie anche all’iniziativa italiana, è stato evitato che nell’accordo finale fossero contemplate misure, chieste da diversi altri Stati membri, relative a meccanismi di ristrutturazione automatica del debito sovrano e al ruolo di ESM nella sorveglianza fiscale o nell’analisi di sostenibilità del debito” e che “Il Governo ha dato seguito agli atti di indirizzo formulati dal Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati in relazione al pacchetto di proposte legislative e di comunicazioni presentate dalla Commissione Europea il 6 dicembre 2017 sui vari aspetti del completamento e rafforzamento dell’Unione Economica e Monetaria (UEM)”.
Nel corso di questa seduta del 27 febbraio 2019 il Consiglio dei Ministri ha preso atto, all’unanimità, di questo passaggio e nessuno dei ministri presenti, compresi quelli della Lega, ha mosso obiezioni sul punto e, in particolare, sulla relazione da presentare alle Camere.
Entrambe le relazioni sono state presentate alle Camere, come previsto dall’art. 13 della legge n. 234 del 2012, e approvate definitivamente dal Parlamento dopo una ampia discussione sviluppatasi nel corso di diverse sedute delle Commissioni.
Alla Camera dei deputati, a seguito degli ulteriori pareri favorevoli sulla relazione delle Commissioni I, II, III, IV, V, VI, VII, VIII, IX, X, XI, XII e XIII, la XIV Commissione della Camera sulle politiche dell’Unione europea approvò la relazione programmatica il 21 marzo 2019 (allegato 15).
In particolare, la V Commissione bilancio della Camera, presieduta dall’on. Claudio Borghi, nella seduta del 6 marzo 2019, espresse parere favorevole sulla relazione programmatica con la seguente condizione: “siano adottate in tutte le sedi istituzionali dell’Unione europea iniziative volte a sospendere, ove possibile, ogni determinazione conclusiva in merito agli atti di cui in premessa, nell’attesa degli esiti delle prossime consultazioni elettorali per l’elezione del Parlamento europeo”. Il parere favorevole viene condiviso dall’on. Claudio Borghi, presidente della Commissione e, in rappresentanza del Governo, il sottosegretario Massimo Garavaglia, nel prendere le distanze da un precedente intervento critico del deputato Bellachioma, ritiene equilibrata la proposta di parere favorevole poi approvata (allegato 16).
Al Senato la 14a Commissione Politiche UE, in sede referente, nella seduta del 24 luglio 2019 approva entrambe le relazioni (programmatica e consuntiva), con il voto favorevole dei gruppi del M5S e della Lega e previ pareri favorevoli delle Commissioni permanenti 1ª in data 10 aprile, 3ª in data 28 febbraio, 4ª in data 21 marzo, 7ª in data 12 marzo e 8 maggio, 8ª in data 7 maggio, 10ª in data 10 aprile, 11ª in data 18 aprile e 12ª in data 12 marzo (allegato 17).
Evidenzio che i passaggi parlamentari sulle due relazioni, in cui era già presente il contenuto della riforma del Meccanismo europeo di stabilità sono stati molteplici e tutti conclusi con voto favorevole alla linea tenuta dal Governo durante i negoziati.
Ricordo anche che i Ministri erano inoltre membri del Comitato Interministeriale per gli Affari Europei (CIAE), anch’esso disciplinato dalla legge n. 234 del 2012, presieduto dall’allora Ministro Savona, nel quale avrebbero potuto legittimamente sollevare il tema e manifestare le loro perplessità.
In aggiunta, rilevo che, dopo attenta verifica dell’agenda della segreteria della Presidenza del Consiglio, è stato possibile accertare che numerose sono state le riunioni alle quali hanno preso parte, come risulta dalle convocazioni formali, ministri, viceministri, sottosegretari e comunque vari esponenti politici delegati dalle forze di maggioranza a confrontarsi su questa materia. In particolare, tra il giugno 2018 e il giugno 2019, hanno avuto luogo quattro riunioni in materia di unione bancaria e monetaria, in cui si è approfonditamente discusso anche del MES. Sempre nello stesso periodo si sono svolte sette riunioni in materia di governance economica dell’Unione europea.
Più di recente, nel corso di questo mio secondo mandato di Governo, l’interlocuzione con il Parlamento è continuata costantemente, come dimostrano la risposta della sottosegretaria Agea all’interrogazione presentata alla XIV Commissione della Camera nella seduta del 21 novembre 2019 (allegato 18) e l’informativa resa dal ministro Gualtieri alle Commissioni riunite 6a e 14a del Senato, nella seduta del 27 novembre 2019 (allegato 19).
Alla luce della ricostruzione appena sopra riassunta, corroborata da precisi riscontri documentali (ricordo i numerosi allegati), nessuno può oggi permettersi, non dico di sostenere apertamente ma anche solo di insinuare velatamente l’idea che il processo di riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità sia stato condotto segretamente o, peggio, firmato nottetempo.
In realtà, non solo c’è stata piena condivisione all’interno del Governo, ma su questa materia vi è stato, con il Parlamento italiano, un dialogo costante, un aggiornamento approfondito.
* * *
3. – Considerazioni finali.
La discussione che si sta portando avanti in Europa sul tema del MES e sulle altre riforme connesse è fondamentale per l’Italia e per il futuro stesso dell’Unione.
Il Parlamento Italiano ha riconosciuto l’importanza di questo passaggio, sottolineando nei suoi pronunciamenti e nella risoluzione votata lo scorso giugno che è “necessaria una valutazione congiunta dei tre elementi del pacchetto di approfondimento dell’unione economica e monetaria”.
Questo dibattito, tuttavia, non andrebbe strumentalizzato con notizie distorte e alimentato da accuse prive di fondamento, che rischiano di danneggiare il nostro Paese e di compromettere l’interesse nazionale.
Innanzitutto, va preliminarmente chiarito che il nostro Paese ha un debito pubblico pienamente sostenibile, come pure riconoscono i mercati, la Commissione europea e il Fondo Monetario Internazionale, per cui non si intravvede all'orizzonte nessuna necessità di attivare il Meccanismo Europeo di Stabilità.
Questo dibattito, al contrario, potrebbe essere l’occasione per ribadire e rilanciare il ruolo del nostro Paese nel contribuire a disegnare la nuova architettura dell’Unione economica e monetaria europea in senso coerente con gli interessi della Nazione.
Le attuali polemiche rischiano di distrarre e distogliere dalla necessità di esprimere una strategia complessiva di riforma dell’architettura europea, della quale l’Italia deve essere attiva protagonista.
Fermiamoci a considerare le parti della riforma che, anche nel dibattito pubblico, hanno attirato le critiche maggiori.
In merito al pericolo di un automatismo nella ristrutturazione del debito che verrebbe introdotto dal trattato riformato, è opportuno ribadire – come ha chiarito il ministro Gualtieri – che il nuovo trattato non modifica affatto la disciplina relativa al coinvolgimento del settore privato nella eventuale ristrutturazione del debito pubblico del paese che beneficia dell’assistenza finanziaria del MES: al punto 12B del preambolo del nuovo trattato si legge infatti “In casi eccezionali, una forma adeguata e proporzionata di partecipazione del settori privato, in linea con la prassi del FMI, è presa in considerazione nei casi in cui il sostegno alla stabilità sia fornito in base a condizioni che assumono la forma di un programma di aggiustamento macroeconomico”. Il testo del precedente trattato, allo stesso punto, recita: “In linea con la prassi del FMI, in casi eccezionali si prende in considerazione una forma adeguata e proporzionata di partecipazione del settore privato nei casi in cui il sostegno alla stabilità sia fornito in base a condizioni che assumo la forma di un programma di aggiustamento macroeconomico”.
Non può dirsi vi siano cambiamenti sostanziali. Allo stesso modo il nuovo Trattato, lascia a una valutazione tutt’altro che automatica la verifica della sostenibilità del debito e delle condizioni macroeconomiche dei paesi beneficiari dell’intervento del MES, coerentemente con quanto preteso dall’Italia che si è opposta ad altri paesi che avrebbero invece voluto maggiori automatismi.
Infatti l’art. 13 del nuovo trattato, che disciplina la procedura di concessione del sostegno alla stabilità recita che al recepimento della domanda di aiuto finanziario da parte di un paese membro del MES e cito: “Il Presidente del Consiglio dei governatori incarica i) il direttore generale e ii) la Commissione europea di concerto con la BCE di assolvere insieme i seguenti compiti […]” e al punto b indica tra questi compiti quello di “valutare la sostenibilità del debito e la capacità di rimborso del sostegno alla stabilità. La valutazione è effettuata all’insegna della trasparenza e della prevedibilità, al contempo consentendo una sufficiente discrezionalità”. Quest’ultima previsione vale ad attenuare fortemente qualsiasi forma di automatismo che era nelle precedenti versioni.
Senza che mi soffermi ulteriormente su questo punto, in più parti il Trattato ritorna sul ruolo centrale della Commissione europea rispetto alla coerenza di indirizzi e valutazioni che deve esistere tra questa e il MES. Né potrebbe essere altrimenti, come ribadisce l’art. 12, comma 5, del nuovo Trattato secondo cui “nell’esercizio dei compiti attribuiti dal presente Trattato la Commissione europea assicurerà che le operazioni di assistenza finanziaria effettuate dal MES ai sensi del presente Trattato siano, ove pertinente, coerenti con il diritto dell’Unione europea, in particolare con le misure di coordinamento delle politiche economiche previste dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea”.
Il nuovo trattato non solo evita pericolosi automatismi, ma introduce anche il “common backstop”, che garantisce risorse addizionali per gli interventi del Fondo di risoluzione unico previsto dal Meccanismo di risoluzione unico, rendendo più robusto il supporto in caso di crisi bancarie.
Il negoziato ha conosciuto molti passaggi critici, dove alcune proposte di modifica in senso peggiorativo per i nostri interessi nazionali sono state respinte, dietro la forte indicazione politica dell’Esecutivo e grazie anche al contributo decisivo del Parlamento.
Ad esempio è stata contrastata la convinta pretesa di alcuni Paesi che miravano ad attribuire al Mes un ruolo guida, o comunque equi-ordinato alla Commissione, quanto all’analisi della sostenibilità del debito.
Se alcuni profili possono essere oggetto di una valutazione differente, possiamo affermare che il negoziato sin qui condotto ha raggiunto un equilibrio in linea con gli interessi nazionali e, soprattutto, ha portato alla introduzione del c.d. backstop.
Da non trascurare in ogni caso il restante negoziato, che riguarda documenti e testi parimenti importanti, perché suscettibili di definire la concreta fisionomia operativa dello strumento.
L’Italia, proprio con riguardo al controverso tema delle CACs single limb dovrà battersi per ottenere che venga mantenuta la possibilità di effettuare “sub-aggregazione”, tramite la quale il voto può essere reso per gruppi aggregati appositamente, al fine di differenziare le posizioni dei diversi obbligazionisti.
Questo risultato della “sub-aggregazione”, infatti, va giudicato come particolarmente adatto alla specificità del debito pubblico italiano, composto da una molteplicità di strumenti diversi per caratteristiche finanziarie, scadenze, indicizzazione e tipologie di investitori, tale da richiedere necessariamente una diversificazione della proposta per poter assicurare un equo trattamento.
L’Italia è quindi tutt’ora impegnata in una negoziazione volta alla definizione del quadro comune di regole che mantenga le elasticità del modello dual limb (e in alcuni casi le aumenti) pur limitando il rischio di hold-out, tipicamente esercitato da investitori altamente speculativi.
Questo aspetto si collega anche al tema del mantenimento o meno delle soglie minime che individuano i quorum deliberativi vincolanti erga omnes in caso di voto dei creditori obbligazionisti.
Per quest’ultimo aspetto alcuni Paesi chiedono l’abbassamento di queste soglie, mentre l’Italia considera imprescindibile il mantenimento delle attuali soglie dei due terzi.
Vorrei però estendere la riflessione oltre la mera ricognizione delle modifiche del Trattato, al contributo che il nostro Paese può fornire al rafforzamento dell’unione economica e monetaria, in vista della costruzione di un’Europa più rispondente agli interessi dei suoi cittadini.
Il Meccanismo Europeo di Stabilità è solo una parte di una nuova architettura europea che deve essere credibile nelle circostanze attuali e in quelle future.
Il MES rappresenta una forma di assicurazione collettiva contro il rischio di contagio, fornendo, secondo procedure chiare e certe, aiuto finanziario ai paesi membri in momentanea difficoltà secondo una logica di sano ma responsabile mutuo soccorso, limitando così anche i pericoli di contagio. Non a caso nasce dell’esperienza tragica del 2011-12, quando il panico si diffuse sul mercato europeo dei titoli sovrani, con conseguenze che si sono rivelate perniciose.
Il MES non è indirizzato contro un particolare Paese o costruito a vantaggio di alcuni Paesi a scapito di altri.
E’ – come ho ricordato – una assicurazione contro il pericolo di contagio e panico finanziario, che va a vantaggio di tutti. Come ogni strumento di stabilità, anche questo necessita di un quadro chiaro e trasparente, in modo che vi siano garanzie di rimborso secondo un piano predefinito di caso in caso.
L’elemento di mutuo soccorso sta nel fatto di garantire agli altri Stati membri la disponibilità di fondi a costi ragionevoli, quando non si riesce ad aver accesso ai mercati finanziari se non a costi insostenibili che, di per sé, minano la stabilità finanziaria.
Nel negoziato abbiamo cercato e ottenuto regole che fossero vantaggiose per l’Italia sia nel remotissimo caso in cui dovessimo arrivare a chiedere anche noi fondi al MES, sia in quelli, molto più frequenti, in cui l’Italia si ritrovasse dal lato di coloro che erogano il prestito.
Il modo migliore per affrontare questa complessa e articolata riforma non è affidarsi a sterili polemiche che vorrebbero alimentare una rappresentazione manichea tra gelosi custodi dell’interesse patrio e succubi pronti a raccogliere i diktat europei.
Il modo più efficace è portare ai tavoli negoziali proposte serie, concrete e attuabili per incidere quanto più possibile sul processo di riforma in atto nel senso più conforme agli interessi dell’Italia.
Nel dibattito in corso si è levata qualche opinione di chi ritiene negativo l’avere inserito nel Trattato il concetto di sostenibilità dei debiti di chi riceve il prestito e parimenti negativo l’avere definito regole chiare per la restituzione dello stesso.
Non dobbiamo dimenticare, tuttavia, che se il meccanismo di stabilità non fosse affidato a regole chiare e certe, quanto all’accesso ai fondi e alla loro restituzione, staremmo ora a discutere dell’avventatezza di avere consentito che il risparmio dei nostri concittadini possa essere impiegato a favore di Paesi che non appaiono in grado di restituire i prestiti.
È un bene che il Parlamento sia protagonista, è un bene che vi sia un confronto su temi così rilevanti per il nostro futuro. Sono certo che da questo confronto possa nascere un impulso positivo per il nostro contributo nel negoziato europeo.
Perché questo accada, tuttavia, bisogna mantenere l’approccio che il Parlamento aveva giustamente sollecitato lo scorso giugno e che il Governo ha seguito nelle sue negoziazioni, e cioè al fatto che si guardi all’architettura che veniamo definendo in Europa nel suo complesso, secondo una logica di pacchetto.
L’Italia deve continuare a lavorare perché l’architettura che stiamo costruendo sia nel suo complesso solida ed efficace.
Dobbiamo lavorare in Europa affinché il processo di completamento dell’Unione economica e monetaria porti a una piena integrazione dei mercati finanziari ed elimini le debolezze ancora presenti nella sua costituzione.
Questa è la via maestra per la difesa dei nostri interessi e per un’Europa più forte, più inclusiva, più solidale, più sostenibile.
In luogo di proclami privi di ogni contenuto propositivo, ritengo che dobbiamo concentrare i nostri sforzi affinché la nuova architettura non si regga su un’unica gamba, rappresentata dalla riforma del MES. Se l’ambizione prospettata dai Paesi che adottano la moneta unica si traducesse esclusivamente in questo, ciò significherebbe che i governi non hanno appreso a sufficienza dalla storia dell’ultimo decennio.
Ecco perché, in ottemperanza alla “logica di pacchetto”, che il Governo ritiene essere elemento imprescindibile del negoziato, ritengo che, accanto al MES, debbano coesistere strumenti di bilancio comune con fondi superiori e scopo più ampio.
Il BICC è un passo nella giusta direzione ma dobbiamo fare di più e di meglio, a partire dall’assicurazione europea contro la disoccupazione.
Inoltre, è essenziale che si definisca compiutamente un sistema di assicurazione comune dei depositi (EDIS), che possa portare ad una vera mutualizzazione dei rischi.
La valutazione del Governo con riguardo alle riforme in discussione al prossimo Eurogruppo, fissato per il 4 dicembre, non può prescindere dalla consapevolezza che ci sia ancora molta strada da percorrere in questa direzione e che la logica del pacchetto sia la modalità migliore per procedere oltre, con riguardo al completamento del Mes, allo strumento di bilancio per la competitività e la convergenza e alla definizione della roadmap sull’Unione bancaria.
Per quanto mi riguarda, tornerò a ragguagliarvi sullo stato del negoziato tra qualche giorno, il prossimo 11 dicembre, in occasione delle comunicazioni che renderò in vista del prossimo Consiglio europeo.
In prospettiva, appare necessario pervenire a una più piena integrazione dei mercati finanziari europei, che a tutt’oggi presentano una frammentazione che incide negativamente sull’allocazione efficiente delle risorse, sulla crescita, sullo sviluppo sociale, frenando la riduzione degli squilibri fra Paesi.
Elemento chiave per completare questa integrazione è la creazione di un safe asset per i paesi dell’Unione monetaria: essenziale come tasso di riferimento per la conduzione della politica monetaria, come strumento finanziario per favorire la diversificazione dei portafogli bancari, nonché quale elemento di stabilità complessiva dell’Unione monetaria europea di fronte al rischio di shock.
Questi sono i paletti su cui l’Italia può e deve trattare, questo è l’orizzonte di lungo periodo che deve guidare i nostri passi.
Il Governo italiano ha rispettato la lettera e la sostanza della risoluzione votata dal parlamento lo scorso giugno e, come in passato, agirà sempre nel rispetto del mandato conferito.
Auspico che il Parlamento con la sua autorevolezza e in virtù della sua legittimazione democratica, contribuisca a portare in Europa la voce di un Paese forte e coeso, che si impegna a rafforzare le istituzioni europee secondo un piano che, nel rispetto del nostro interesse nazionale, conduca ad una architettura più robusta e una equilibrata condivisione dei rischi, che avrebbe quale effetto finale quello di ridurli per tutti.
Grazie
”
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