giovedì 16 aprile 2015

Il critico e l'artista fantasioso..

Interpretazione delle opere d’arte ….


Parto ancora da un ricordo che ho di Sgarbi,  quando l'ho conosciuto la prima volta, si perchè nonè stata l'unica, parecchi anni orsono, un vulcano in eruzione, circondato da una nube di donne di tutte le età, quasi supini ai suoi pieni, e di uomini impauriti di perdere le rispettive fidanzate o mogli ed altri che gli avrebbero portato anche il moccolo.

E io guardavo tutti, e ridevo di costoro, pensando che spesso la gente si lascia affascinare dal incantatore magico. Da un lato estasiati dall'altro terrorizzati, mi veniva così da ridere, con un così abile oratore e contestatore.

D'altronde un critico d'arte se non inventa qualcosa sull'artista e non si inventa un po’ di cose, che dovrebbe dire di un artista che mai ha conosciuto prima?

Si, fondamentalmente l'arte s'interpreta, si cerca di capire secondo elucubrazioni fantasiose,  studiando l'artista stesso, e i suoi moti dell'animo, se ci sono.  Molto spesso, specie per i tempi antichi l'arte era quasi una sfida tra artisti nel tentare di mostrare le proprie abilità e quindi diventava un confronto, uno studio, una ricerca nel migliorarsi, non nel elaborare un costrutto mentale per edificare strutturalmente un opera, come sopesso sin fa al tempo d'oggi per opere astratte. Il critico si doveva immaginare le ragioni per cui quell'opera era stata fatta in quel modo, quando molto spesso gli artisti di ogni tempo, si apprestano a realizzare un opera senza una reale motivazione, ma per il semplice divertimento e sfogo, come fosse una liberazione, l’artista le realizza perché principalmente un diletto, ma cmq sia sempre per il piace di realizzare un opera con le proprie mani, ma non vi era un introspezione interiore di tipo mentale, come si vorrebbe far credere per qualsiasi artista  del giorno d'oggi, per cui si costruiscono ipotesi che diventano poi realtà.

Ricordo una professoressa di storia dell'arte che era anche critico d'arte che stimavo molto, persona eclettica sullo stampo di Sgarbi, ma una volta la contestai proprio su un dipinto mi pareva fosse del Caravaggio, che leggendo la critica e un ipotetica ricostruzione degli intenti, del perche aveva creato quell'opera mi misi a ridere, questa mi chiese, la motivazione, ricordo che gli dissi ma quale certezza ha chi scrive queste cose, che ciò è vero? il Caravaggio ha lasciato scritti che egli ha pensato certe cose, fatto ecc, tutto quello che qui dice? E lei mi risponde no!, non c'è nulla e io gli dico, allora da dove ne traete che l'artista ha pensato ciò, l'insegnate ha detto che da studi psicologici, filosofici, ecc, ecc. si era dedotto che quell'opera era stata immaginata creata ecc, ecc, per quelle ragioni. E se io le dicessi che per me sono frottole, invenzioni per addurre cose irreali  e lei mi risponde anche se fosse?, Noi dobbiamo raccontare al mondo come nasce un opera, gli risposi, ma spesso un opera non nasce come pensate voi,  per una costruzione, per una profonda meditazione così come voi la descrivete, spesso l'artista l’ha esegue per un fattore di abilità, non per chissà quale contorto pensiero. 

Spesso anche voi Critici d'arte cadete nella trappola degli artisti, che vi fanno credere che dietro ad un opera ci sia una mentalizzazione astratta, un analisi profonda, quando frequantemente se si tratta di opere diciamo naturalistiche che riguardano tutto ciò che esiste nel mondo,  non c'è, perché hai la realtà sotto mano, e non  fai altro che copiarla al meglio che puoi. Mentre una certa abilità costruttiva ideativa c'è nell'astrattismo, dove effettivamente si richiede una valutazione e un pensiero anche complesso, quindi effettivamente solo per tale stilee simili, esiste un pensiero costruttivo, psicologico. 

Per tutto il resto spesso è un semplice studio, nulla di più e l'artista spesso fa credere, cose non vere, per darsi un tono di intelligenza; bisogna che dia qualcosa se no il critico non è stimolato a interessarsi a te.. E qualche volta anche il critico elabora fantasie, che poi prendono un senso logico, perché all'arte si può applicare qualsiasi cosa, si può dire tutto e il contrario di tutto e poi la gente ama essere illusa e pensare di trovarsi innanzi ad un opera che pensano sia stata realizzata chissà per quale ragione, ed invece è molto banale la questione.  

Il quadro soprastante “Paolo e Francesca” ricavato dalla Divina Commedia, realizzato con grande maestria,  l'artista non ha faticato molto ad immaginare il momento e avendo a disposizioni modelli, è stato tutto molto facile; dietro a tutto ciò non ci sono fantasie, e le descrizioni spesso si riducono a ben poco, certo il Critico d'arte è apprezzato se sa ammaliare il pubblico, come l'incantatore di serpenti nel raccontare un' ipotetica storia plausibile, fa vivere lo spettatore dentro all’opera stessa .

Nessuno mai si pone la domanda, ma come fa a dire quel che dice?...tutti si accontentano, senza nessuna prova.  Non è una critica a Sgarbi , ma una critica al sistema,  si costruisce dietro ad un opera d'arte per dar valore alla stessa, altrimenti il valore dell’opera si dovrebbe stabilire nell’abilità dell’artista ad eseguire in modo perfetto il suo lavoro. 
Forse per questo che anticamente le opere d’arte che oggi valgono milioni, erano valutate poco, perché forse si conosceva la verità. 

Allora l'importanza per l'artista non è tanto l'opera in se stessa, quanto la critica positiva del Critico d'arte. Quindi non è il bello e la perfetta opera che conta, ma il critico che conta. Se anche facendo una schifezza, il critico ti pompa ecco che la tua arte che secondo un modello logico, potrebbe non vale nulla, vale di più di quella che altri potrebbero creare con molta più abilità e maestria delle opere più degne.

Posso parlare così perché anch'io sono una artista, per cui so bene come avvengono queste cose e conosco artisti a cui ho posto certe domande un po’ trabocchetto; quando un artista prima di esporre un pensiero sulla propria opera tace e pensa cercando una spiegazione,  significa che ha eseguito quell’opera per un diletto e abilità e non c’è nessun pensiero dietro a ciò.  Sta valutando che balla raccontarti.

Ricordo in una mostra d’arte, per altro bisogna dire che venivo sempre escluso dagli altri artisti, perché le mie opere spesso e volentieri essendo molto dominanti sbaragliano altri erano sempre molto reticenti nel invitarmi alle collettive e molti artisti molto affermati nella mia regione, mi facevano ben capire, che ero poco gradito, la gente deve sapere che tra artisti, non sempre corre buon sangue, anzi spessissimo ci sono anche furiose liti e i sorrisetti a denti stretti vanno per la maggiore …. Una volta un Critico mi chiese qualcosa su un mio quadro, gli risposi semplicemente, l’ho dipinto per diletto, non c’è nessun pensiero dietro. Non gli sono piaciuto, non perché non gli piacesse l’opera, ma semplicemente perché non avrebbe trovato da dire nulla in più.

Per cui è indubbio che l’artista se vuole aver successo deve raccontare una montagna di balle!!!  Tanto il povero critico non potrà mai verificare.

Non amo raccontare le frottole per cui non diverrò mai famoso! Forse dopo morto, forse.

Per quel che può influenzare un opera, è lo stato mentale, ma anche fisico in cui ti trovi in quel momento e le situazioni della vita in quel momento, ma altro non c’è. Quindi la realizzazione dell’opera è dettata tutta da pochi fattori prettamente psicologici, fisici, sociali e alle volte anche mistici.