sabato 9 gennaio 2021

I SEPOLCRI IMBIANCATI CHI SONO VERAMENTE?

 giovedì 21 maggio 2015

I SEPOLCRI IMBIANCATI CHI SONO VERAMENTE?

SEPOLCRI IMBIANCATI E LA LEGGE ETERNA!



Matteo 23
27.Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. 28 Così anche voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.

Cosa significa imbiancanti?
Il termine è usato per indicare coloro che si apprestano a restaurare o dipingere un muro di bianco o dare la calce, la parola però assume un significato diverso cioè rivestire e ricoprire, oppure anche vestirsi di bianco. il bianco di calce serviva e serva per distruggere le malattie, dai tronchi delle piante, per sterilizzare e ha anche un azione corrosiva, per cui ripulisce in certo qual modo, ma anche per abbellire le case, le tombe, renderle come nuove, per far tornare pulito quello che era vecchio. Ecco che imbiancati diventa rivestiti di bianco.

Sepolcri imbiancati indica che sono stati resi bianchi cioè sono stati vestiti di bianco per non mostrare che sono sporchi e pieni di muffa e putridume, indica anche impedire di vedere il male, cioè mettere un travestimento. Quindi sepolcri imbiancati rivolto agli essere umani, sta ad indicare di chi si veste bene, si ammanta di oro, bisso e scarlatto(apocalisse), ma sotto e dentro di se, è marcio fino al midollo, pieno di peccato, corruzione, ecc.

Se poi aggiungiamo la parola ipocrisia ai termini.
wikipedia: "L'ipocrisia (dal Greco ὑποκρίνομαι «fingere») è un atteggiamento, comportamento o vizio di una persona (Sofia) che volontariamente pretende di possedere credenze,opinioni, virtù, ideali, sentimenti, emozioni che in pratica non possiede. Essa si manifesta quando la persona tenta di ingannare altre persone con tali affermazioni, ed è quindi una sorta di bugia."

Quindi l’ipocrita è colui che finge, il bugiardo, colui che mente, abbinato a Sepolcri imbiancati diviene come colui che rivestendosi di candide vesti e mostrando un atteggiamento santo; poi in realtà sono coloro che ha un doppio comportamento, da un lato si mostrano santi anche nel vestire e nei modi di fare, ma  poi celano un'altra personalità, come se avessero una doppia faccia. Si possono fare esempi di tutti i tipi, una persona che vestendosi in modo distinto e apparendo bella e buona, gentile e magnanima, poi in altro senso è un ladro, un truffatore, un delinquente; oppure un uomo che appare santo, che ha anche una veste che dovrebbe mostrare il suo status e la sua appartenenza poi in realtà sotto è un pedofilo. In sostanza è il nascondere sotto mentite spoglie quello che si è realmente.

Il proverbio che noi abbiamo coniato è riferito a questa parabola...:" L'abito non fa il monaco"

Ma le parole di Gesù non mirano solo al soggetto che ha un doppio atteggiamento, ma anche a  colui che avendo un doppio comportamento, pretende di insegnare al prossimo, ponendosi su un pulpito, quindi il suo monito, parabola non riguarda tanto la persona che vive fuori dal suo ovile, quanto proprio coloro che vivono entro il suo ovile, li richiama affiche essi non siano come gli scribi e i farisei; gli scribi sappiamo bene che erano coloro che trascrivevano la parola di Dio, quindi corrispondenti ai moderni teologi, mentre i farisei che significa separati, erano un personaggi che stavano a metà strada tra il religioso e il politico, oggi potremo vederli come i nostri cardinali, che anch'essi sono una via di mezzo, i politici dello stato Vaticano Quindi il riferimento che Gesù  fa, non è riferito alla gente comune, ma a coloro che custodiscono la legge di Cristo, coloro che pur conoscendo la legge la usano a loro uso e vantaggio, il monito di Gesù non riguardava solo coloro che vivevano a quel tempo, ma tutti coloro che poi apparterranno alla chiesa futura di Cristo, quindi l’espressione mira direttamente al cuore della chiesa, non è un espressione per tutti, (anche se può essere intesa in senso allargato) ma principalmente a coloro che stanno alla sommità del potere ecclesiastico, la frase è quindi chiarissima nel suo vero intendimento: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume.  Così anche voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.  Gesù fa riferimento ai farisei e agli scribi solo perchè sono un esempio utile per agire da monito verso la chiesa del futuro, cosa che la chiesa ha intepretato come le è parso più utile, girando la medesima parola contro la società e i potenti del mondo ed escludendosi dalle parole stesse di Cristo..

Purtroppo però gli apostoli per quanto potessero comprendere non capirono che il messaggio che Gesù aveva lanciato verso gli stessi farisei ebraici era una voce che riguardava ogni tempo a venire.

“Guai a voi scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati”  quindi Gesù dice di stare attenti a coloro che sono rivestiti e investiti dell’autorità di  gestire la parola di Dio, perché le loro parole i loro insegnamenti non corrispondono sempre a quanto loro sono o vanno insegnando, perché essi si rivestono di candide e lussuose vesti, piene d’oro e bisso e scarlatto, ma nascostamente dentro di loro sono il contrario di quanto mostrano fuori. Non solo, ma insegnano l’inganno, perché il riferimento all'ipocrisia è proprio indice di insegnamento ingannevole.  

Non si può vedere questo testo riferito al mondo intero ed escludere da esso chi lo insegna, perché questo significa fare proprio quello che dice il testo stesso, chi fa questo, mette in pratica proprio le parole di Cristo, cioè è colui che Gesù accusa. 

Tutte le parabole di Gesù sono finalizzate al tempo futuro, dopo la sua resurrezione e ascensione, specie alla sua Chiesa, quella che egli stesso è fondatore, per cui non era solo un monito per quel tempo come moltissimi fino ad oggi hanno guardato e voluto credere ad ogni costo, ma era proprio un riferimento al tempo futuro, ma la chiesa di ogni tempo non ha mai gradito questa interpretazione e quindi ha sempre condannato chiunque si sia espresso in termini differenti, specialmente talune parabole le ha considerate offensive verso se stessa, tanto da darne un interpretazione tutta personale ed escludendo anche con l'astuzia il riferimento diretto a se stessa, ecco perchè in tante manifestazioni di Cristo negli ultimi secoli fatte mediante santi, profeti, ecc, la chiesa non  ha mai gradito il rimprovero di Cristo verso se stessa, tanto da cancellare questi richiami dai documenti di costoro. E questo attuare infastidito della chiesa, è proprio il monito che Gesù da in questa parabola. In sostanza la parabola dice semplicemente questo, si finge di insegnare la vera parola celata da una finta parola che sembra vera cioè rivestita di bianco...quindi non solo la persona può essere rivestita di bianco ma anche la parola che si annuncia può essere rivestita di bianco e celare il marciume, cioè un insegnamento ingannevole. 

In sostanza Gesù dice di stare attenti a come si interpreta la parola di Dio, perchè poi si viene anche condannati per questa.

Il più piccolo fra tutti voi, questi è grande!

 giovedì 21 maggio 2015

Il più piccolo fra tutti voi, questi è grande!

Chi è il più piccolo degli apostoli?



Come possiamo vedere ogni apostolo da un interpretazione un po’ diversa alla parola di Gesù. Si potrebbe pensare che questo discorso che gli apostoli facevano tra di loro fosse molto importante per loro, e quindi venisse spesso ripetuta tra di loro.  Se osserviamo bene solo in Luca vi è una risposta di Gesù aggiuntiva rispetto agli altri due, ma vediamo di capire melgio...


Matteo e Marco.. Luca

Matteo 18,1-5
1In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». 2Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro 3e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. 4Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. 5E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me». [6-35]

Marco 9,33-37
 [1-32] 33Giunsero a Cafarnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». 34Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. 35Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». 36E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: 37«Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». [38-50]

Luca 9,46-48
 [1-45] 46Nacque poi una discussione tra loro, chi di loro fosse più grande. 47Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino 48e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande». [49-62]

Tutti e tre parlano della presenza di un bambino che è preso ad esempio da Gesù, per esporre a loro meglio in senso figurativo il suo pensiero, perché così rimaneva impresso nel modo migliore, tutti e tre esprimo il concetto di Gesù, che chi accoglie un bambino in realtà accoglie il Padre Eterno.

Ma solo Luca aggiunge qualcosa che gli altri non mettono … ci sarebbe da chiedersi perché gli altri omettono questa frase … o perché Luca la pone per favorire chi? Nessuno! Eppure questa frase è molto sibillina.

“Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande! “
Negli altri due apostoli questa frase non c’è, come mai? Possibile che si siano dimenticati, quando Gesù dice loro che sarà proprio lo Spirito Santo che gli terrà vivo ogni ricordo, e quindi se lo S.S. gli tiene vivi i ricordi, perché gli altri due omettono questa farse? L’hanno omessa loro, oppure sono stati convinti ad ometterla? oppure qualcun’altro l’ha omessa a posteriori? Non si sa, e se c’è qualcuno che sa, tace.

Ma vediamo di capire la frase di Luca …

Ma il più grande e il più importante per chi?  Perché se fosse il più grande tra di loro, non avrebbe senso, invece questa diatriba non nasce per sapere chi è il più grande o il primo, ma nel capire chi era il più importante tra tutti loro secondo e verso il Maestro, era Lui l’ago della bilancia, solo Lui avrebbe potuto dipanare la matassa ed infatti Gesù lo fa, ma con furbizia non vuole dirlo direttamente, forse per non creare dissapori, lo dice in modo nascosto, quanti avranno capito tra gli apostoli?

Luca dice: “Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande”

Significato espresso da molti altri prima di me,e rivolta sia ad un qualsiasi credente che agli apostoli, identifica l’umiltà di chi si appresta ad essere suo apostolo, i bambini sono candidi, umili, semplici, ingenui ecc, quindi la similitudine che fa Gesù è indicativa proprio verso chi è e chi si appresta ad essere apostolo di Gesù, cioè vuole che i suoi apostoli siano così.  Ma questo stesso discorso in Luca prende anche un'altra senso, e parla non solo dei presenti e futuri apostoli o credente cristiani, ma proprio fa un riferimento a qualcuno di loro, in senso preciso, il discorso ha due significati nello stesso.

Perché Gesù fa questa similitudine con un bambino piccolo, parlando di loro?
Sono gli apostoli che l'hanno posto quella domanda non la gente comune… quindi è lì che va trovata la risposta, tra gli apostoli …  e Gesù gliel'ha data … e solo Luca la riporta.

Eccola: “Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande”

Il più piccolo fra tutti voi, è inteso fra tutti voi cioè 12 apostoli, tutti e 12… chi dunque era il più piccolo di età tra di loro? Quello che Gesù amava di più, tra tutti … Giovanni! 

Quindi Gesù disse agli apostoli che Giovanni era il più grande, il più importante, nel gruppo degli apostoli, che poi dopo abbia eletto Pietro a capo della chiesa, non ha alcuna importanza, ma Gesù qui risponde che il più piccolo tra di loro che era ancora un “bambino=ragazzo” (perché a quel tempo la parola ragazzo non esisteva per cui probabilmente i bambini erano anche i giovani) , era il migliore di loro, Gesù conoscendo i loro pensieri, pensò bene di non dire esattamente chi fosse, ma di dirlo in modo nascosto, perché altrimenti si potevano creare degli screzi.  Che poi si dimostrarono dopo la sua resurrezione, sul lago di Tiberiade con Pietro che forse capì, quell'insegnamento, ed infatti quando Pietro chiese a Gesù “cosa ne facciamo di lui?” in riferimento a Giovanni, e sappiamo bene in che modo stizzito ha risposto  Gesù … questo ci fa capire che tra il più adulto e il più bambino vi era notevole diversità di pensieri e sentimenti; Pietro quasi lo vede come un inciampo nella comunità adulta dei 12, un ragazzino, che ci stava a fare la tra di loro?

Un inciampo, secondo il suo pensare era troppo piccolo. Eppure se Gesù lo scelse, aveva le sue buone ragioni, invece Pietro era molto infastidito dalla presenza di Giovanni, altrimenti non avrebbe fatto quella domanda a Gesù. Ma anche il fatto stesso che solo Giovanni si trova sotto la croce, assieme a Maria  Madre di Gesù ne nota l'affetto filiale che Giovanni aveva per Gesù, cosa che nessuno degli altri aveva, inoltre il fatto stesso che Gesù chiede all'apostolo di divenire figlio di Sua Madre, è molto indicativo, e il contrario lo stesso, non si può escludere perchè non ci piacciono certe verità, perchè altrimenti non si segue la parola di Cristo ma si fa la parola di chi non ama certe verità.

Quindi l’affermazione nascosta di Gesù era ovvia e logica … Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande”… il più piccolo inteso in senso di età, perché questa è un affermazione rivolta agli apostoli.
Ecco il perché Giovanni non riporta il passo, perché egli essendo il più umile non si sentiva neppure degno di tanto onore.

Si potrebbe anche capire che forse anche Marco e Matteo potevano essere un po’ gelosi, di Giovanni, e questo potrebbe essere possibilissimo, visto come Gesù trattava Giovanni, fa ben capire, anche dopo la resurrezione, Giovanni era spesso assieme a Gesù, più che agli altri … e questo potrebbe aver generato senza ombra di dubbio delle gelosie e per tale ragione gli altri due evangelisti potrebbero, anche no, aver rimosso quella frase di Luca. Perché è impossibile che non se ne siano ricordati, viste proprio le parole stesse di Gesù,  lo Spirito consolatore vi insegnerà e vi darà ricordo.

C'è da notare anche un altra particolarità....che rientra nel discorso..

49Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci».50Ma Gesù gli rispose: «Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».

Giovanni capisce a chi è riferita quella frase e cerca in qualche modo di depistare l'attenzione spostandola su un altro problema più importante...


Giovanni prese la parola dicendo prendere la parola indica appropriarsi della parola, cioè rubarla, sottrarla, farla propria, ed indica anche distogliere l'attenzione, il fatto di indicare questo prendere la parola sta proprio a sottolineare che egli capì a chi era riferita, ed in fretta tentò di distogliere l'attenzione da se, depistando gli altri . 


Quindi come si vede lo stesso Giovanni aveva inteso giusto! 

Io Sono il Re dei pastori!

 lunedì 25 maggio 2015

Io Sono il Re dei pastori!


Giovanni 10
1 «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. 

 “Vi sale” sta ad indicare scavalcare il recinto, oltrepassare le difficoltà mediante espedienti, mediante l’inganno, l’imbroglio, truffando il prossimo, appropriandosi delle cose del prossimo, mostrandosi quello che non si è, ecc, facendo in sostanza di tutto pur di entrare nel recinto, ma i suoi fini sono diversi da quelli giusti per la verità e la giustizia, quindi Gesù classifica coloro che si apprestano ad ingannare le carte, per tentare di entrare nel suo ovile, come ladri, e briganti.

2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 

Ma da come descrive ci sono due figure, il pastore e il guardiano. Quindi il pastore delle pecore entra dalla porta principale. 3Il guardiano gli apre”  il fatto che dice gli apre sta proprio ad indicare che vi è una seconda figura che appunto è il guardiano del recinto, che custodisce le pecore del pastore. Quindi il pastore ammaestra le pecore, ed esse lo seguono, riconoscono la sua voce, perché come figli Esso le chiama per nome; ma il guardiano le tiene a bada, le nutre, ecc, affinché esse non siano rubate da qualcuno o fuggano.

Quindi abbiamo due soggetti, il Pastore del gregge e il Guardiano del recinto che possiede le chiavi per far entrare chiunque, anche il pastoreIl guardiano gli apre” . Questo simbolismo fa capire che il pastore come sappiamo è Cristo, ma il guardiano è il Padre celeste. Quindi le pecore sono condotte al Padre mediante il Figlio.

5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

Questo esempio è un osservazione, Gesù, sa che le pecore si affezionano al loro pastore e lo considerano il capo del gregge, per cui lo seguono sempre, se sentono una voce diversa, esse fuggono impaurite, così fanno coloro che ascoltano Cristo, lo seguono ma se compare un altro che finge di essere Cristo non lo riconoscono più e si allontanano da lui.

7”Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. “
8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. “

Dice che chi si è spacciato per Cristo, cioè chi si è detto messia prima di Lui erano truffatori e menzogneri, ma coloro che sono di Dio veramente hanno saputo distinguerli.

9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvatoentrerà e uscirà e troverà pascolo. 

Questo versetto è molto interessante dice: “entrerà e uscirà e troverà pascolo”.  Cosa intende dire per entrare ed uscire ? Qualcuno potrebbe pensare che si entra dalla porta e poi si esce dalla stessa porta, per lo stesso lato, invece Gesù non parla dello stesso lato, ma parla del lato opposto … cioè se uno entra esce dalla parte opposta non certo entra per poi riuscire dallo stesso lato, questo significa che il pascolo non lo troviamo qui sulla terra, ma nel regno dei cieli. Chi entrerà per mezzo di Cristo in Cristo che è la porta, non uscirà più da Cristo ma rimane in Cristo, Egli è la porta eterna, che porta a postoli eterni, quindi l’entrare mediante Lui, è come entrare mediante una “ porta delle stelle” secondo il nostro modo di vedere attuale, quindi entriamo nelle dimensione di Cristo, dato che esso è il Re dei pastori, colui che possiede la chiave per entrare nel regno dei Cieli. Quindi chi entra dalla “porta-Cristo”, esce cioè entra nel regno dei cieli, dove i pascoli sono sempre verdeggianti.
Bisogna attraversare Cristo, cioè far propria la vita di Cristo per essere di Cristo e quindi per essere salvato entri in Cristo, cioè ti trasformi in lui, cioè diventi della stessa natura, mangiando il Suo corpo e bevendo il Suo sangue trasformi la tua natura carnale umana, in natura divina.
  
“”10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.””

Quindi il ladro non passa mai per la porta, passa per le finestre, per le fessure, s’insinua …

11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore12Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. 
Questo passo è molto contemporaneo …. se fosse applicato in modo rigoroso ….
Ma farò solo una lettura generalizzata.

“”Il buon pastore dà la propria vita per le pecore””. Cristo è il buon pastore, esso ha dato la sua vita per le pecore, ma qui Gesù non guarda a se stesso, quanto ai pastori del futuro, a coloro che condurranno la chiesa che Egli ha fondato e dice che i veri pastori si distinguono dagli altri, perché si sanno immolare per salvare le pecore.

“”12Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde””
Chi non è vero pastore, lo chiama mercenario, che non ha scrupoli di vendere le sue pecore per salvare la sua pelle. Il lupo diviene al posto suo un falso pastore, le rapisce cioè usa l’inganno per mostrarsi pastore, al fine di disperderle e confonderle.

14 “Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me,””
Quindi le pecore riconosco il proprio pastore, quello vero mandato da Dio.

15”così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recintoanche quelle io devo guidare

In questo passo Gesù specifica una cosa particolare,”E ho altre pecore che non provengono da questo recinto”  il recinto è inteso come lo spazio nel quale Cristo opera, il recinto di cui parla Gesù è il mondo, e le pecore che sono in esso , sono i suoi fedeli, cioè il gregge che si pone o si porrà sotto la sua tutela, questo significa che nel recinto ci sta un ovile, quello della chiesa, ma Gesù specifica che Egli possiede altri recinti e quindi altri ovili, che non appartengono a quel recinto. “anche quelle io devo guidare”  anche queste pecore che sono in altri recinti io seguo e guido, cioè faccio a loro da pastore. Dove saranno collocati questi altri recinti di cui Gesù parla? Noi possiamo solo ipotizzare, dal punto di vista terrestre rimanendo sulla terra che gli altri recinti possano essere altre confessioni di fede, ma sempre con il sigillo di Dio, di origine cristiana. Ma le parole di Gesù vanno oltre questo pensiero, e si capisce bene che non sono parole che si riferiscono ad una condizione terrena. Gesù ha altri recenti in altri luoghi e questo fa presumere che noi potremo non essere soli nell’universo, perché Egli è pastore anche in questi luoghi.

“”Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Questi Greggi estranei o non terreni, che Gesù amministra diventeranno un giorno un solo gregge, e avranno solo Cristo come unico pastore, ciò fa capire che anche in questi greggi “misteriosi” esiste la figura del pastore, oltre a quella di Cristo stesso. Quindi questo fa capire che Cristo trasmette il suo vangelo qui come in ogni dove allon stesso modo.

 17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».””

Per questo il Padre mi ama” mi ama perché io so offrirmi per gli altri incondizionatamente e so donare la mia vita per loro, quindi ricevo amore di Dio Padre.

“”do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso””  questo punto è molto significativo, e ci mostra una verità sconcertante possiamo dire così …


C’è da chiedersi perché da la sua vita per poi riprendersela?  Cosa ci vuol far capire, vediamo di capirlo, do la mia vita, cioè la dona a noi, per salvarci dal peccato, ma una volta che ci ha salvato Egli se la riprende, perché non ne abbiamo più bisogno dove andremo, non avremo più bisogno che Gesù ci lasci la sua vita; ecco perché dice la riprendo, perché chi giungerà alla casa del Padre non avrà più bisogno di avere con se o in se la vita che Cristo ci ha donato per salvarci, perché saremo un tutt’uno con la gloria di Dio. Il fatto che dica “per poi riprenderla di nuovo” significa che è un operazione che fa continuamente, la dona e poi la riprende, ma specifica: “Nessuno me la toglie”  perché gli appartiene ed è propria di Lui, cioè sua. “io la do da me stesso”  cioè la conferisce per sua volontà, non c’è nessuno che glielo impone. Quindi è Lui che decide.

Non temono d’insultare gli esseri gloriosi decaduti

 giovedì 28 maggio 2015

Le lettere di Pietro!



Seconda lettera di Pietro. Cap 1, 20-21:
20. “Sappiate nessuna scrittura profetica va soggetto a privata spiegazione, “
21. “poiché non volontà umana fu recata, mai la profezia, ma mossi da spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio. “

È logico perché la spiegazione di un solo soggetto potrebbe essere tendenziosa, sia per la cultura che per la parte rappresentata dal soggetto stesso, per esempio, se il soggetto unico rappresenta la scienza, o rappresenta la religione, o la politica, o altro esso potrebbe propendere per una visione diversa e non completa della parola che sta interpretando, per cui Pietro dice bene, questo è anche una spiegazione logica, razionale e corretta per amministrare con giustizia, onesta, verità, la parola ricevuta, al fine di ottenere la comprensione più totale, senza escludere ciò che potrebbe non piacere o non far comodo; per cui la lettura di una profezia va analizzata da molti soggetti diversi e non solo religiosi. Potrebbe avvenire in un grande dibattito in un assemblea, come d’altro canto accadde poi con gli stessi apostoli che in assemblea discutevano della parola lasciata a loro da Cristo. Come un gruppo di persone che assistono ad un evento, ognuna per se stessa ricorda qualcosa di simile ma non identico, così la parola di molti vale di più della parola di pochi, più testimoni fanno una certezza, un solo testimone lascia l’incertezza.
La profezia non può nascere dalla volontà umana, ma da quella di Dio, questo è logico, dato che nessun umano possiede poteri propri.

…………………………………………………………………..
11mentre gli angeli, a loro superiori per forza e potenza, non portano davanti al Signore alcun giudizio offensivo contro di loro.”

Questo passaggio è dir poco curioso, ma molto significativo … 
“Temerari, arroganti, non temono d’insultare gli esseri gloriosi decaduti,” 

Vediamo un po’ di capire , uno che è temerario è un soggetto che non ha paura neppure delle morte cioè un imprudente, avventato, mentre arrogante è indicativo di qualcuno che si arroga di sapere tutto, quando non sé così. Secondo Pietro costoro non hanno paura e si azzardano ad insultare gli esseri chiamati gloriosi decaduti, cioè i demoni.

Ora effettivamente chi ha mai insultato satana? Pensiamoci bene!! Forse quasi nessuno a dir la verità, molti insultano Dio. 

Ma allora a chi si riferisce Pietro ci sono delle persone che insultano gli angeli decaduti che prima che cadessero erano gloriosi!  Ma ammettiamo che sia possibile perché se taluni uomini insultano la gloria di Dio, sicuramente altri o gli stessi insultano i demoni.

Ma questo discorso parrebbe un po’ strano! 
C'è da chiedersi  può essere che si faccia bestemmia anche insultando i demoni?

Dopo tutto un demonio è sempre un essere spirituale superiore a noi, ma questo modo di parlare parrebbe un atto di paura verso costoro, certamente non bisogna sfidarli, certamente bisogna essere prudenti nei loro riguardi, ma che si faccia bestemmia contro costoro, sembra alquanto strano.  Si potrebbe pensare che essendo stati essi stessi esseri gloriosi, anche se poi decaduti, in qualche modo meglio evitare nei loro confronti atto di bestemmia, forse Pietro, intende dire che richiamare in maniera eccessiva e nominare troppo il nome di questi in qualche modo si va a toccare Dio, anche se costoro sono demoni. Potrebbe essere possbile.

Oltretutto li considera anche gloriosi, anche se decaduti, quasi a voler dar loro una connotazione superiore di importanza, certamente essendo stati esseri gloriosi al pari degli angeli di Dio,  essi certamente sono tecnicamente superiori a noi.

In definitiva Pietro fa capire che bisogna in qualche modo rispettarli, pur tenendoli lontani da noi, nella loro azione persuasiva malvagia verso di noi. Come dire dopo tutto essi agisco per una forza superiore.

Però questa frase mi lascia un po’ perplesso, posso essere d’accordo che non si devono insultare perché noi non sappiamo se in quel dato frangente essi sono lì per loro volontà o per volontà superiore, ma che l’uomo debba averne rispetto sinceramente no! 

Perchè se rispetto un demone, c'è il rischio che poi cada dalla padella alla brace.  

Ecco ciò che non bisogna fare verso questi esseri "gloriosi" decaduti, è sfidarli come non si deve sfidare Dio, questo sicuramente non si deve fare, quindi di conseguenza è bene nemmeno insultarli, anche se verrebbe naturale farlo, ma mai ho sentito uomo insultare un demone.


Lo Spirito Santo mi ha suggerito e detto qual'è il motivo esatto di queste affermazioni di S.Pietro.

Perchè già i demoni sono nella loro condizione prostrati e condannati a non poter vedere mai più Dio a causa delle loro scelte, se anche noi gli diamo contro inveendo contro di loro per altre ragioni, questo li atterra ancora di più, per cui Dio non vuole che l'essere umano, agisca male verso costoro, in questo ho compreso che Dio prova molta afflizione aver perso queste creature. 

I peccati che conducono alla morte e alla non morte.

 giovedì 28 maggio 2015



I peccati che conducono alla morte e alla non morte.

Prima lettera di Giovanni cap5,16-21
 16Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato che non conduce alla morte, preghi, e Dio gli darà la vita: a coloro, cioè, il cui peccato non conduce alla morte.
C’è infatti un peccato che conduce alla morte; per questo dico di non pregare .
17 Ogni iniquità è peccato, ma c’è il peccato che non conduce alla morte.

Prima di tutto c'è da dire che Giovanni parla di un solo peccato che conduce alla morte, ma parla anche di un solo peccato che conduce alla non morte, ma sappiamo che di peccati ve ne sono molti, quindi bisogna capire cosa Giovanni intendeva per un solo peccato. Credo che Giovanni parli dei peccati che non conducono alla morte come quelli che sono da destinarsi al gruppo dei 10 comandamenti, presi tutti assieme, mentre quello unico che riguarda la morte è uno solo, vediamo di capire meglio.

 Qui Giovanni, parla di due peccati simili tra loro ma diversi.
1.      Il peccato che conduce alla morte
2.       Il peccato che non conduce alla morte.
Ma per rispondere a queste affermazioni bisogna capire di che morte parla l’apostolo!
Se è quella del corpo, non ha attinenza con la vita eterna, se è quella dell’anima cambia il discorso.
Quindi si comprende che il peccato di cui parla Giovanni è quello che riguarda l’anima.

L’unico vero peccato che porta alla morte vera, cioè quella eterna, o seconda morte è quello allo Spirito Santo il peccato non perdonato! (vedere link)
Di cui se uno lo compie è inutile chiedere perdono per esso, perché egli è già condannato, di conseguenza è anche inutile pregare Dio.

  
Mentre come insegna Gesù, tutti gli altri peccati possono essere perdonati compresa la bestemmia.

Per cui ecco questi sono i peccati che non conducono alla morte, però bisogna chiedere perdono a Dio pregando. Altrimenti anche questi possono condurre alla morte dell’anima!

Nessun ricco avrà il regno dei cieli!

 venerdì 29 maggio 2015



Nessun ricco avrà il regno dei cieli!


Mt 19, 20-26, si legge: «Il giovane gli disse: Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora? Gli disse Gesù: Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quel­lo che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi. Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze. Gesù allora disse ai suoi disce­poli: In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli. A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: Chi si potrà dunque salvare? E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».

Cosa significa la parabola?
Gli apostoli sono scandalizzati, e perplessi e si chiedono ma se nessun ricco potrà avere il regno dei cieli, chi lo potrà avere? Intanto prima di tutto c’è da capire perché gli apostoli si pongono questo pensiero, come se essi pensavano che un po’ di ricchezza poteva anche star bene anche nelle loro tasche …

Ma Gesù che ha l’occhio lungo, cioè vede nelle loro menti, risponde guardandoli fissi … “Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile” Cosa sta a significare questa frase?  

Non indica che impossibile che un ricco possa avere la vita eterna, ma indica che solo Dio può decidere se salvare un ricco o no! “In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli.”

In questo caso il ricco deve aver fatto molte più opere di bene rispetto ad un povero, dato che esso ha avuto molto, sia in onori, che ricchezze, per cui per guadagnare il regno dei cieli, deve aver accumulato un tesoro di ricchezze ultraterrene almeno pari alla ricchezza che aveva accumulato in terra, per quello che è molto difficile che un ricco possa essere salvato.  Quindi più grande è la ricchezza di un uomo sulla terra e minore sarà la sua possibilità di essere salvato, per cui minore sarà la sua ricchezza maggiore potrà essere la possibilità della salvezza, però nemmeno un povero si senta escluso da tale considerazione, perché se esso non ha nulla, ma non accoglie il figlio di Dio in se, esso non otterrà la vita eterna. Però come dice Gesù nulla è impossibile a Dio.  Ma questo passo fa capire una cosa, che chi si appresta ad essere servitore di Cristo deve rinunciare a tutto quello che è terreno e deve seguire Cristo senza casa, senza tesori e senza averi, se un uomo non fa ciò non è di Cristo, ma è del mondo che lo ha generato, non è di Cristo!. Per cui questa parabola vale per tutti gli esseri umani, ma soprattutto per coloro che voglio essere suoi seguaci, cioè coloro si vogliono chiamare apostoli, quindi è un monito che Gesù fa alla chiesa di ogni tempo. Che se essa diventa ricca e otterrà onori e ricchezze non potrà anch’essa aspirare all’eternità salvo casi eccezionali.

La chiesa deve ben tener presente che la parola di Cristo vale prima di tutto per essa, e poi per il gregge affidato ad essa da Cristo nostro Signore! 

Però un ricco, che opera nella bonta del suo essere, ed aiuto chiunque, sicuramente Dio ne terrà conto alla fine della sua esistenza, ricordiamoci che è Dio che sentenzia e nessun uomo lo può fare...Quinid tutti i ricchi volendo possono essere salvati dipende molto da come usano la ricchezza che gl è stata donata, perchè anche l'essere ricco è un dono di Dio. 


Il ricco può avere il regno dei cieli solo in un caso, se da tutto quello che ha a chi ne ha bisogno, e lavora per il regno dei cieli, cioè lavora per il prossimo che ne ha bisogno, ma dove avete mai visto un ricco che lavoro per il prossimo? P