domenica 8 marzo 2015

IL CARDINALE BURKE: "NO ALLA COMUNIONE PER PUBBLICI PECCATORI"



    "Chi è in situazione di peccato grave e manifesto non può accostarsi alla Santa Comunione."
Lo ha ricordato il Cardinale Raymond Leo Burke, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.
Intervenendo al convegno internazionale dei leader pro-life di tutto il mondo che si è svolto a Roma  il 3 maggio, a margine della IV Marcia per la Vita, il Cardinale ha dichiarato di non poter fare a meno di "sottolineare IL GRAVE SCANDALO CAUSATO DA LEGISLATORI, GIUDICI E LEADER POLITICI CHE SI PROFESSANO CATTOLICI E SI PRESENTANO A RICEVERE LA SANTA COMUNIONE E, ALLO STESSO TEMPO, SOSTENGONO E PERSINO PROMUOVONO LEGGI CHE VIOLANO LA LEGGE MORALE NEI SUOI ASPETTI FONDAMENTALI".

    Il Cardinale ha poi aggiunto che "la disciplina della Chiesa, dai tempi di San Paolo, ha ammonito coloro che PERSEVERANO ostinatamente in un peccato manifestamente GRAVE  a NON presentarsi alla Santa Comunione. 

    Questa disciplina non è una punizione, ma il riconoscimento dell'oggettiva condizione dell'anima della persona coinvolta in tale peccato.
    Essa previene dal commettere sacrilegio violando la incomparabile santità del Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Cristo e salvaguarda la comunità cristiana e la comunità più in generale dallo scandalo  consistente nel credere che a violazione della legge morale, in ciò che per esempio attiene all'inviolabile dignità della vita umana, all'integrità del matrimonio e della famiglia, e alla libertà di  coscienza porta a credere SIA PRIVA DI PECCATO e non rompa gravemente la Comunione con Nostro Signore.

(F.C. Corrispondenza Romana, 4/5/2014)

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Il cardinale ha perfettamente ragione, ma c'è da dire che non solo i politici e la classe dirigente sono in queste condizioni ma anche buona parte della popolazione Cattolica mondiale, se guardiamo proprio bene... quanti anche Italiani reiterano il peccato, non una, ma magliai di volte, tantissimi, per cui se si dovesse realmente applicare alla lettera quanto afferma Burke giustissimo, arriveremo però ad un ecatombe di cattolici i quali invece di cambiare e tentare di ridurre i loro peccati, si convertiranno ad altra professione di fede, oppure abbandoneranno tutto... Ahimè il popolo di cattolici, non è tutto coeso, non è tutto solamente fedele e non è tutto perfettamente osservante, per cui una parte consistente di esso è ondivago, hanno una fede come un pendolo. Ripeto Burke ha ragione a dichiarare queste cose, perché scuotono le coscienze, ma avranno effetti nel decimare la popolazione cattolica, certo meglio buoni che cattivi fedeli, meglio pochi che molti.

Bisogna pensare con la testa di Cristo, non con la nostra …  noi dobbiamo cambiare l’animo degli uomini non privare l’uomo di Dio … certo dobbiamo far capire all’uomo la serietà della nostra fede, ma non privare l’uomo di quel Dio che si è fatto crocefiggere per tutti noi. Non sappiamo chi tra questi potrà essere un santo, per cui facciamo attenzione a non perdere anime. Il rigore è giusto e saggio, aver pugno di ferro va bene, ma bisogna non essere eccessivamente duri, il sacerdote ha la missione di convertire di parlare di ammonire, non quella di abbandonare le pecore, ricordiamo la parabola della pecorella smarrita, o del figlio che tornò al padre. Si parte ad insegnare ai figli ai giovani con fermezza, la legge giusta del Signore, la moralità si apprende da giovani, non da adulti. Il sano e santo timor di Dio lo si impara da giovani più che da adulti, quando ormai tutto si è già creato nella mente dell’uomo.  Quindi meditiamo bene per non essere accusati da Dio di aver fatto fuggire i cattolici anche deboli dalla casa di Dio … certo meglio dentro i santi e fuori gli immorali ma bisogna insegnare e trasmettere sempre una parola ferma e anche dura e semmai si applichi da caso a caso e non si generalizzi, sarebbe un grave errore, ogni caso va a se, il sacerdote prenda e decida al momento cosa è giusto fare, ma il sacerdote se decide per una qualsiasi decisione positiva o negativa che sua prenderà su di se la condanna del Signore, o il Suo plauso ….