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domenica 12 aprile 2015

SGARBI:Comandamenti da non rispettare, senza sentirsi peccatori?

Faccio l’amore, non è atto impuro
Perché proibire quel che è naturale?



Ary Scheffer, "Paolo e Francesca" (1835)
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Prof. Vittorio Sgarbi:””””Roma, 12 aprile 2015 - Mi si chiede di esprimere la mia posizione su due dei comandamenti che, senza mistero, io non ho mai rispettato, pur non sentendomi in peccato. E non mi riferisco alla posizione di un credente rispetto ai principi morali cui è chiamato, ma alla straordinaria forza, vorrei dire costituente, dei comandamenti per ciò che riguarda la posizione degli uomini, non davanti a Dio, ma davanti a se stessi.
I comandamenti ci indicano comportamenti che valgono per il dovere di ogni uomo nella famiglia, nella società, nel rapporto con gli altri uomini. Come non condividere "onora il padre e la madre", "non rubare", "non uccidere", "non dire falsa testimonianza", "non desiderare la roba d’altri"?
E fin qui i comandamenti servono a guidare gli uomini nella giusta direzione. Sono dieci, giudiziosi e ragionevoli, anche quando suggeriscono, opportunamente, di "non nominare il nome di Dio invano".
In fondo, la stessa sollecitazione del filosofo Ludwig Wittgenstein, spesso ricordata in senso antimetafisico: "Di ciò di cui non sappiamo niente non possiamo parlare".
Quanto al rincalzo, perché della stessa materia si tratta, non vedo alternativa al desiderare la donna d’altri, dal momento che ognuno la propria ce l’ha già. E generalmente si desidera quello che non si ha. Anzi, la propria nessuno la desidera. E desidera invece quella dell’altro o dell’amico.
Un comandamento, dunque, malizioso. E anche minaccioso, se è vero che si parla di desiderio e non di atto. Così si spiega la lucida osservazione del vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, che un giorno mi disse: "In verità, Sgarbi, tra il pensarlo e il farlo, non c’è nessuna differenza. Quindi, lo faccia".Sapienza dei prelati.
Quanto alla donna d’altri, il comandamento, come sempre, tende a garantire dalla violenza e dalla prepotenza, esattamente come non rubare e non uccidere. In questo caso la parte lesa potrebbe essere il marito della donna desiderata. E si vorrebbe salvaguardare dalla mortificazione, dalla umiliazione. In una parola: dalle corna. E qui si apre il ricordo di una vicenda personale: il mio incontro, nel 2002, con l’allora vescovo di Caltanissetta, che andai a trovare per visitare il Museo Diocesano. Le conseguenze furono catastrofiche. E l’attuale vescovo se ne ricordò quando cercò in tutti i modi di non farmi attribuire la più importante onorificenza della città: la “Real Maestranza”, che è consegnata in Chiesa dal vescovo.
Si era infatti diffusa la voce del mio precedente scambio di idee con il vescovo emerito proprio sulla questione dei due comandamenti in esame. Fui io allora a chiedergli, tra ironia, curiosità e strafottenza, perché la religione cristiana fosse così severa sul sesso e sul piacere dei sensi, da dedicarvi addirittura due comandamenti. E ricordo quante volte, in collegio, a 12 anni, io mi andavo a confessare ammettendo come peccati solo gli "atti impuri", proprio da adolescente che avverte il senso di colpa della sua esordiente sessualità.
Perché tanta insistenza e ostinazione nel proibire ciò che è naturale? Quale danno, e a chi, nella masturbazione (ovvero gli "atti impuri")? Di più: perché "non fornicare"? E perché "non desiderare"? A parte ciò che non può essere detto "di altri", perché nessuna donna è proprietà di un uomo, anche se lo ama.
Immaginiamo allora, dissi al vescovo, un uomo e una donna sull’argine di un fiume, in una serata d’estate. Lui la bacia, lei lo bacia; lui l’abbraccia, lei lo abbraccia; lui l’accarezza, lei lo accarezza; presi dal desiderio, i due si stringono e fanno l’amore. In quel momento nessuno vede e nessuno soffre. E però può esistere la rottura di un patto di fedeltà, talvolta, non sempre, col dolore del marito. Ma se i due sono completamente liberi, non hanno marito o moglie, e si abbracciano dandosi volontario e reciproco piacere, lui è contento, lei è contenta, dov’è il peccato?
Il vescovo iniziò a vacillare. E mi rispose: "Ma Sgarbi, lei non capisce?". "Cosa?", reagii. "Ma lei non capisce che, vedendo quell’atto, Dio soffre? Ecco il peccato". Lo guardai e soggiunsi: "Dio come un voyeur? In queste condizioni, senza parti lese, il peccato sarebbe non farlo! E, ammesso che Dio se ne preoccupi, forse vorrebbe essere al mio posto!".
Il vescovo insistette: "Dio soffre". E io: "Ma mi faccia il piacere! Dobbiamo immaginare Dio su una nuvoletta, che, non avendo nulla o meglio da fare, guarda proprio me che sto amoreggiando sull’argine del fiume? Con tutte le tragedie, gli tsunami, i terremoti, le catastrofi nucleari, malattie, i bambini uccisi, le stragi, le distruzioni di monumenti, le guerre, la violenza, possiamo veramente pensare che Dio abbia tempo di vedere con chi faccio all’amore? Di preoccuparsi per un’azione che non fa male a nessuno? Nessun comandamento può prescrivere qualcosa che non riguardi l’eventuale danno di un uomo all’altro, in nome dell’umanità e in nome di Dio".
Il vescovo rifletté a lungo. Di fronte a questi semplici argomenti forse pensò che aveva sbagliato tutta la vita. Che si era astenuto, risparmiato, trattenuto, senza ragione. Non risulta che, in compenso, i prelati rinunciano all’esaltazione di altri sensi e ad altri piaceri: non tittillino, per esempio, la gola, mangiando e bevendo.
Non è peccato abbuffarsi, mangiare smodatamente; ed è invece peccato fare all’amore? Il desiderio del cibo, magari d’altri, è più naturale del desiderio del piacere erotico? E perché? Davanti a questi quesiti il vescovo sembrò esitare. La settimana dopo morì. Io continuo a non sentirmi, rispetto a questi due comandamenti, peccatore.""""
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Voglio dire qualche parola sul discorso di Sgarbi.

Fornicare ha due sensi in se stesso, da fornix che significa bordello, prostituta, mentre il  termine greco porneia è l’immoralità sessuale, cioè la perversione.  Potremo dire in breve, che fornicare significa prostituirsi ed essere perversi.

Prima di addentrarmi nell’articolo di Sgarbi, voglio dire qualcosa.

Primo iniziamo a capire cosa significhi Fornicare, che è il vero senso del comandamento, tradotto poi in forma più leggera dal clero, comettere atti impuri; dobbiamo dire i significati delle due terminologie sono ben diversi e con un senso molto diverso l’uno dall’altro. Il clero da una parte ha voluto alleggerire di proposito, il termine fornicare, perché esso occupa un ambito molto più ampio che non il solo atto sessuale, per cui è stato mutato volutamente, per renderlo più leggero e meno gravoso per tutti, ma ciò è stato un grave errore, perché in questo mutare hanno peccato di superbia, mutando il senso e riducendone la forza spirituale del peccato. Ma ciò è stato fatto non solo per le genti, ma prima di tutto per proteggere se stessi. Qualcuno direbbe che invece riducendone e rendono peccaminoso l’atto impuro, si amplia lo spettro d’azione del peccato stesso, ma così non è, perché in realtà si induce le genti a pensare che Dio non voglia l’atto sessuale neppure nella coppia normale, e questo non è vero. Perché Dio ha detto andate e moltiplicatevi, il termine moltiplicarsi indica che Dio vuole che i popoli creino prole e sa che solo con l’unione sessuale si può ottenere ciò. Quindi ampliando il concetto ad atto impuro, si costringe le genti a limitarsi anche nelle cose pure, che è il legame sessuale che si stabilisce nelle coppie normali, deve esistere. Altrimenti non ci si moltiplica, oltretutto questa costrizione a far si che anche gli atti minori sessuali sono peccaminosi, induce il credente a commettere peccato , più frequantemente, e a ribellarsi alla logica imposta. Mentre nel suo comandamento Dio dice: Non fornicare, cioè non prostituirti e non essere perverso; si perché la prostituzione nasce dalla perversione, è quest’ultima la causa vera della prostituzione, ma non ci si prostituisce solo con il sesso, perché il termine prostituzione o fornicazione, che è la stessa cosa, si può ampliare a ben altri concetti, altrettanto peccaminosi;  se ci pensiamo bene. Non ci si prostituisce solo a livello sessuale, non ci se vende solo per sesso, ma ci sono altri vie che portano al prostituirsi, anche chi si vende politicamente, economicamente, religiosamente è inteso come tradimento, è una forma di prostituzione, ecc,  in sostanza si dice che il soggetto, si cede all’altro, si dona all’altro, si da all’altro, ma in un infinità di significati.

Mentre dire di far atti impuri ha un senso molto generico, troppo generico, per non dire che è una vera prostituzione, che è un vero tradimento, che ci si vende, ecc. Essere o fare atti impuri è più leggero e vicino al concetto di animale impuro, che al vero senso del prostituirsi, della perversione. 

L’essere impuri, ha qualcosa a che vedere con l’appartenenza alla stessa causa, come Gesù lo fa notare durante la lavanda dei piedi, quando dice “io ti devo lavare per renderti mondo”,  cioè puro, devo toglierti l’impurità che ti rende appartenente a questo mondo, la parola di Gesù ha un doppio senso, mondo come puro e mondo come terrestre, quindi Gesù ha reso puri e appartenenti alla sua stessa causa e casa, cioè al regno di Dio gli apostoli, in sostanza Gesù li ha riscattati, rendendoli appartenenti a se stesso. 

Quindi un essere impuro è colui che appartiene a satana. Il confessarsi svolge la funzione di lavacro, per divenire puri, però Gesù non avrebbe fatto quel gesto della lavanda dei piedi, se esso non fosse stato necessario oltre la battesimo e alla confessione. Ciò significa che la lavanda dei piedi, non è per tutti, ma per pochi eletti.

Al di là di questa sottolineatura.

Il senso dell’impudicizia da cui deriva poi il termine atti impuri è invece inteso in forma di cosa sporca, di atto riprovevole, ma diverso dalla fornicazione. Anche l’atto sessuale per la moltiplicazione in una coppia sposata è pur sempre un atto non puro, perché si crea con un amplesso sessuale, dove non sempre c’è amore, e quindi non c’è purezza in se stesso, però Dio comanda che gli esseri umani si moltiplico. E ciò fa capire che ha in se due aspetti, per dividere ciò che è puro da ciò che è impuro e quindi ha posto dei paletti, nei termini usati, fornicare, non ha detto atto impuro; usa in origine la parola fornicare, che ha un senso ampio, non solo sessuale.

Ma torniamo al termine fornicare e perversione che è quel che dice realmente in quel comandamento.
La perversione nasce  dallo spirito pervertitore è nella mente si realizza l’azione del pervertire, per cui il peccato cui il comandamento va contro è di gran lunga più ampio di quanto noi crediamo. Non è solo un peccato sessuale come si vuol fa credere, ma è un peccato prima di tutto spirituale, ma inteso come spirito del male, cioè che appartiene a colui che lo ha prodotto per primo, satana;  il pervertire indica principalmente il corrompere, il rendere fragili, il truffare, l’ingannare, ecc, tutte azioni che vanno contro la volontà del creare o/e del procreare, in senso puro del termine. Quando Gesù esprime il concetto di non dare scandalo ai più piccoli intende proprio questo peccato, cioè non pervertire, non danneggiare, non corrompere, non smaliziare i bambini, invece questo è il peccato più comune che si fa nella nostra società.

In definitiva  il comandamento ci dice che, non bisogna commettere peccato di perversione che porta poi al peccato di prostituzione, ma il peccato di perversione in quanti modi si esplica? Ce ne sono un infinità, anche l’arte espressa in senso più ampio essa stessa esprime perversione, non sempre; però generalmente quando essa è un fattore liberatorio,  ecco che anche in quella si esprime il nostro sentire, il manifestare la natura umana, nella sua sessualità e sensualità, fa dell’arte un manifesto perpetuo per le generazioni future, ed anche un modo per dimostrare la propria corruzione al pervertitore, che come essere spirituale è anti-Dio, cioè Satana, in sostanza chi usa l’arte che sia arte grafica, musicale ecc, è sempre la stessa cosa, non cambia, costui fa peccato quando quest’arte dimostra il suo io interiore, che porta come matrice la perversione, visibile o nascosta ma sempre tale è. Per cui essa poi induce nell’osservatore un fattore di innamoramento estatico per tale visione, per tale armonia, per cui l’osservatore, o l’ascoltatore, prova gli stessi sentimenti dell’autore ed è portato a compiere il medesimo peccato, cioè quello di prostituzione. Non sempre accade, però cmq sia, il messaggio che spessissimo l’arte porta con se è liberatorio e contrario al pensiero divino di Dio. Quindi quando l’arte nel suo insieme vuole essere pervertita, essa spinge l’osservatore ad esserlo.

Ben,  si poteva capire, perché anticamente si tendeva a coprire le nudità, perché venivano viste come un'atto peccaminoso del pervertire, ed inducevano alla prostituzione, ma non c’è bisogno necessariamente di avere un manifesto artistico che muova l’uomo alla perversione, visto che di suo l’essere umano tende da solo ad essere un pervertito. Lo sono quasi tutti gli esseri umani, almeno 99%, perché il peccato di perversione è generato da un peccato primordiale, che è la malizia, ed è realmente il primo peccato dal quale nascono gran parte dei peccati. Chi sulla terra non ha mai conosciuto la malizia? Chi non ha mai riso del prossimo?  
Tutti lo abbiamo fatto a tutti i livelli, dal Papa al giovane.  In tale peccato, rientrano ovviamente come tutti sanno i peccati contro natura, cioè l’omosessualità sia maschile che femminile, però questa sempre intesa in senso sessuale, non platonico, perché l’affetto che può nascere tra persone dello stesso sesso, non è perversione, è solo affetto o anche definito amore è la stessa cosa che lega strettamente due amici, la perversione per essere tale deve essere a scopo sessuale, o che generi male verso l’altro, mentre la prostituzione può prendere moltissimi aspetti anche non sessuali.  

Come già detto il pervertitore è satana, colui che sibila, cioè simula un soffio che è malizia e suggerisce e stimola l’idea dell’essere perverso, da qui nascono tutti i veri mali dell’uomo, tutti i peccati del mondo.
Cosa non è perversione in ogni società,? Quasi tutto quello che facciamo e siamo, ha in se una natura perversa. Per cui dire cosa non è! è quasi impossibile dirlo, visto che dal parlare all’essere, spesso la perversione domina. Basta che ci guardiamo attorno, non serve molto. Potremo dire che in ogni popolo, società e tempo la perversione è stata il fulcro di tutto il mondo.

Vediamo un attimo di leggere il testo di Sgarbi.
“”Eppure due comandamenti sembrano contraddire il buon senso degli stessi sensi nel loro naturale esercizio: "non fornicare", anche espresso come "non commettere atti impuri", e "non desiderare la donna d’altri".
Qui bisognerebbe capire perché Sgarbi si sente tanto toccato da questi due comandamenti … da sentirsi quasi turbato, da come scrive da questa sensazione.
“”Io, in verità, che non ho mai ucciso, non ho mai fatto altro. “”
Caro Vittorio, dovresti saperlo bene che non si uccide solo con le mani, ma anche con la bocca, e più di qualche volta il parlare il tuo non è stato sempre molto gentile, certo tu esprimi i tuoi sentimenti, con focosità  qualche volta eccessiva, per lo spreco di insulti a chiunque.  E la tua criticità non sempre è stata costruttiva, verso gli artisti, specie contemporanei, anzi spesso è stata distruttiva, certo tu sei un critico d’arte, per cui valuti l’arte con un occhio critico, ma c’è modo e modo dell’essere critico. 

Non certamente sei un esempio di modestia, ma sicuramente di forte senso di verità, anche se portato sempre a pensare di essere nel giusto,credendoti un dio, come si evince dal tuo modo di porti

È solo una constatazione.
“”Fornicare no, dal momento che mi è incerto il significato, oltre l’uso. Mai sentito nessuno dire: "Oggi vado a fornicare", ovvero "ti fornico", o anche "fornicami". Attivo, passivo. Transitivo, intransitivo. Chissà. Mai fornicato e mai stato fornicato.”””
Non hai mai sentito dire vado a prostituirmi, o mi prostituisco, oppure mi prostituirò ecc, suvvia non essere banale, che sai bene cosa significa!! Qui parli solo per una volontà di aver ragione su una cosa che dissenti!! Per giustificare il tuo stesso atteggiamento.
“”Quanto al rincalzo, perché della stessa materia si tratta, non vedo alternativa al desiderare la donna d’altri, dal momento che ognuno la propria ce l’ha già. E generalmente si desidera quello che non si ha. Anzi, la propria nessuno la desidera. E desidera invece quella dell’altro o dell’amico.””
Giusto, il tuo ragionamento, ma come vale per gli altri, il tuo ragionare, vale anche per te! O No!
“”Un comandamento, dunque, malizioso. E anche minaccioso, se è vero che si parla di desiderio e non di atto. Così si spiega la lucida osservazione del vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, che un giorno mi disse: "In verità, Sgarbi, tra il pensarlo e il farlo, non c’è nessuna differenza. Quindi, lo faccia".Sapienza dei prelati.”””
“”vescovo di Mazara del Vallo …..tra il pensarlo e il farlo, non c’è nessuna differenza”” questo pensiero è errato, perché una persona che  medita qualcosa, può sempre non fare ciò che pensa, questo vale per tutto.. sia per la donna, che per l’omicidio, che per la truffa, che per ogni altro peccato … generalizzare è sempre facile per tutti … in questo caso il vescovo voleva solo aver ragione ….
“”Sapienza dei prelati.”” E disprezzo di Sgarbi!
IL NONO COMANDAMENTO
“”« Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo » (Es 20,17).
« Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore » (Mt 5,28).””
Quello che però dice Matteo va oltre al comandamento, e ne potenzia ed espande il concetto non solo a chi è sposato/a ma anche chi non lo è, portando il comando a un azione fortemente coercitiva.
“”Non desiderare la moglie del tuo prossimo”” intanto parla della moglie, non della donna libera e ciò significa che la donna non sposata si può desiderarla …

Tutto il comandamento parla del non desiderare, ciò che è di proprietà di un'altra persona … ma a te da fastidio soprattutto l’aspetto della donna …. Se ti da fastidio significa che sei propenso al desiderio verso le donne degli altri, e in questo fa capire che non sei poi così fedele alla tua donna .

Perché il desiderio è intenso in senso di fedeltà, se io non guardo  e non desidero la donna di un altro significa che sono fedele alla mia, è semplice e logico, quasi dire che è un comandamento in difesa delle donne, oltre che di altri beni … è come se Dio dicesse alla donna, guarda che puoi testare il tuo sposo in questo modo, per conoscerne la sua fedeltà a te.

Ma la parola fondamentale è desiderio, sapendo da cosa trae origine questa parola potremo capire il senso reale e profondo di tale comando e del perché genera peccato.

Il desiderio scaturisce da due fattori diversi, possiamo dire che esso si divide in due forme diverse e contrastanti, il desiderio di possedere un qualcosa di non tuo, che diviene una forma di reato, e rasenta il reato vero e proprio, perché per giungere a possedere quel qualcosa che non ti appartiene, arrivi a commettere reato, quindi peccato, che è in sostanza la medesima cosa. Quindi il desiderio, spronato da un pensiero che diviene malizioso e poi perverso, pruduce peccato.

Quindi esiste un desiderio fortemente legato all’essere perverso, e quando si dice che l’occhio dimostra ciò si è, è assolutamente giusto, infatti lo sguardo di chi è perverso lo si vede subito, e si nota anche la sua intenzione, non per nulla siamo dotati di una buona malizia, che ci aiuta a capire quando lo sguardo dell’altro è tendenzialmente portato ad essere compromettente … Mentre l’altro tipo di desiderio è di natura opposta al quello determinato della perversione, ed è, un desiderio di conoscere la verità senza essere perversi, quindi dobbiamo dire, che sussiste il desiderio sessuale e il desiderio di conoscenza, due aspetti completamente opposti. 

Ma a questo punto dobbiamo capire perché Dio reputa il peccato del desiderare gli averi del prossimo come un male! Naturalmente l’uomo se non giudica l’operato di Dio non è contento, specie quell’uomo che di certi comandamenti gli vanno stretti, per cui cerca di scardinarli per giustificare il suo cattivo atteggiamento e liberarsi di qualcosa, che gli impedisce di agire nella più totale libertà di scelta …. e si arriva al concetto di libero arbitrio … 

Perché Dio comanda che la donna non debba essere sotto mira di un altro essere umano? 

Semplice, Dio vuole preservare la fedeltà della coppia, che in suo Nome si è sposata, perché fondamentalmente Dio, guarda alle pecore del suo ovile, non guarda a quelle degli altri, si preoccupa per le sue, non per quelle degli altri, perché dovrebbe farlo? Semmai spera che le altre entrino nel suo  ovile, per cui le sue leggi sono fatte per le genti che vogliono rimanere sotto la sua tutela, per cui, giustamente e logicamente Egli chiede il rispetto di alcune norme, che secondo noi talune volte sembrano limitare il nostro agire, invece non è così, sono norme che tendono a proteggere, non solo la nostra dignità, ma difendono gli appartenenti stessi alla singola comunità, che è la famiglia. Dio in sostanza vuole evitare che la coppia scoppi, per le turbe che spesso i  maschietti hanno, più che le donne ... per cui ovviamente fa pressione su questi, affinché essi rimangano fedeli alla propria moglie, tutto qui il discorso, Dio parla principalmente in difesa della donna … mi sembra un bel pensiero che Dio si preoccupi che la donna debba essere rispettata dal marito. Trovi?

Forse in questo il maschio si sente come defraudato di qualcosa, che potrebbe avere e che Dio gli impedisce di poter arrivare, quindi il comandamento all’uomo non piace, per cui fa di tutto per contrastarlo. Considerando che Dio parla per evitare problemi, contrasti, disgrazie, ecc, dato che egli conosce ogni nostro agire nel tempo, tutti gli eventi collaterali, che possono insorgere se si venissero a creare le condizioni per un tale peccato, l’uomo non sa come la donna o terze persone potrebbe reagire, mentre Dio sa molto bene che ci sono miriadi di sfumature a segnare questo infausto peccato. Per cui ovviamente, vuole evitare alla coppia disastrose situazioni. E quindi pone delle regole per il suo ovile da rispettarle, ma se non vuoi, sei libero di agire come credi, ma allora non ti professare credente e non pretendere nulla per il tuo domani perché come dice Gesù hai già ricevuto la tua ricompensa.


“””Quanto alla donna d’altri, il comandamento, come sempre, tende a garantire dalla violenza e dalla prepotenza, esattamente come non rubare e non uccidere. In questo caso la parte lesa potrebbe essere il marito della donna desiderata. E si vorrebbe salvaguardare dalla mortificazione, dalla umiliazione. In una parola: dalle corna.””

Come dimostrano i suoi pensieri, Sgarbi vede la cosa, sempre sotto l’ottica maschilista, pensa, non alla donna tradita, ma all’uomo tradito, quindi immagina se stesso; non pensa all’atto di infedeltà, ma a quello delle corna … quindi il suo parlare è protegge sempre se stesso.


“””Fui io allora a chiedergli, tra ironia, curiosità e strafottenza, perché la religione cristiana fosse così severa sul sesso e sul piacere dei sensi, da dedicarvi addirittura due comandamenti. “””

Se fosse stato il clero a scrivere questi comandamenti, si potrebbe anche non considerarli, ma dato che la religione dice che è stato un Dio a scriverli cambia letteralmente la prospettiva.  Perché in queste battute Sgarbi è assai sibillino, facendo credere che i precetti e i comandamenti, siano in realtà frutto di mente umana!!!


“”E ricordo quante volte, in collegio, a 12 anni, io mi andavo a confessare ammettendo come peccati solo gli "atti impuri", proprio da adolescente che avverte il senso di colpa della sua esordiente sessualità. Perché tanta insistenza e ostinazione nel proibire ciò che è naturale? Quale danno, e a chi, nella masturbazione (ovvero gli "atti impuri")?””
Intanto c’è da spezzare una lancia a favore di Sgarbi, perché non esiste essere umano sulla terra che non abbia avuto una normale sessualità e se esiste o è esisto, può essere perché non tutti siamo uguali, per fortuna. Ma certamente la stra grande maggioranza dei maschi, è passata attraverso questo iter psicologico formativo naturale, anche coloro che oggi sono preti, o vescovi forse non si ricordano ma hanno subito anche loro tale processo evolutivo.  Come ho già scritto più sopra, il peccato in origine non parlava di atti impuri, ma di peccato di fornicazione … quindi poi è stato introdotto e in parte alterato il pensiero di fornicazione con qualcosa di più vago e generico, quasi a voler diminuire il peccato stesso e al tempo stesso, coprire un raggio maggiore. Però scrivere atti impuri e non fornicazione,  induce il giovane a fare un atto coercitivo su se stesso, e obbliga se stesso a non commettere peccati”naturali” questo però è un errore, perché invece di impedire al giovane effettivamente di non compiere il peccato stesso, lo si sprona a commetterne di più, perché subentra in lui, uno stato di ribellione, dovuto a stress indotto proprio dalla sua giovane età, per cui il giovane che ha bisogno sicuramente di sfogare i suoi ormoni, si auto-castra psicologicamente, e questo produce dei problemi psicologici, che si riversano, in una errata interpretazione di una sana sessualità. Proprio questo fattore, potrebbe essere stato la causa, della produzione di devianze sessuali anche tra coloro che poi entravano  nel clero. Se ci pensiamo bene, un giovane normale che non avesse problemi sessuali - psicologici latenti già di suo, con una dottrina che ti obbliga a non seguire quelle che sono le normali passioni umane, quindi aver una ragazza, con il tempo induce la mente a trovare un altro sfogo sessuale, per sentirsi bene e nascostamente si fa avanti altre idee e pensieri, finché l’attrazione solo per le donne non si trasforma anche in attrazione verso il proprio sesso, quindi, se da un lato, si priva pensando che così si fa del bene, dall’altro, si creano dei danni psicologici maggiori. E si finisce come oggi, che buona parte dei sacerdoti diciamoci la verità ha tendenze anomale, non posso dire tutti, ma cmq sia, in parte esiste questa cosa, anche perché già si parlò di lobby gay in Vaticano, e il caso Taranto fa emergere cose turpi.
Quindi ritorniamo con il concetto iniziale del vero comandamento che ha un raggio d’azione più efficace e  specificando con chiarezza che cos’è il peccato di fornicazione, dopo tutto Gesù sceglie tra i suoi apostoli soggetti già svezzati anche dal punto di vista sessuale e ciò significa che tutti avevano sicuramente già avuto le loro esperienze sessuali; ed il fatto stesso di scegliere da un età giovanile ad un età matura questi discepoli, ci fa capire che nella chiesa potevano entrare tutti i soggetti, che dovevano aver avuto già esperienze normali, come tutti i maschi del mondo, e non degli omosessuali, sicuramente nessuno di loro era; invece nella chiesa di ieri e di oggi troviamo un numero sostanzioso di questa rappresentanza che nemmeno ci dovrebbe essere, o per lo meno, dovrebbe essere molto minoritaria. 

Anche Giovanni, che probabilmente aveva un animo molto spirituale e mite, e poco attratto da quello che erano le esigenze sessuali. 

Ecco forse lui poteva essere il caso anomalo della vicenda, invece Pietro il suo antagonista, sia per età che per esperienze sessuali era pure spostato e forse con figli, questo ci fa capire che addirittura nelle scelta di Gesù di fare Pietro, come primo apostolo, c’è anche l’esigenza che il capo della chiesa dovrebbe essere stato un padre di famiglia, e questo la dice molto lunga …. Pensiamoci … penso che il peccato impuro sia inteso da una certa età in poi, non in età giovanile. 

E cmq sia c’è diversità notevole tra atto impuro e fornicazione, bisognerebbe ben specificare ed insegnare la giusta verità ai giovani, e non fare tutta un erba un fascio. Perché pare fatto di proposito, per indurli al peccato più che a fuggirne..
 “”” A parte ciò che non può essere detto "di altri", perché nessuna donna è proprietà di un uomo, anche se lo ama.”””
Il Tuo pensiero è vero solo se la donna e l’uomo non sono sposati, cioè se entrambi sono liberi e convivono, anche se si amano;  mentre è errato se entrambi sono sposati con rito cristiano, anche se non si amano o si amano, perchè nel primo caso la donna e l'uomo non sono legati da un vincolo, mentre nel secondo caso sono vincolati sia dalla legge civile, che da Dio, anzi il rito sacro li vincola con maggiore forza che non il rito civile, quindi l'uno è proprietario del'altro sia nel rito sacro che anche nel rito civile. Il legame è indissolubile salvo il fatto che poi non si chieda scioglimento presso la sacra rota.

Se Sgarbi considera questo un errore, significa che egli non crede al matrimonio ne sacro, ne tantomeno civile, per cui egli si considera un uccello di rovo, sempre libero.
“””Dobbiamo immaginare Dio su una nuvoletta, che, non avendo nulla o meglio da fare, guarda proprio me che sto amoreggiando sull’argine del fiume? “”
Vedi caro Sgarbi, anche la chiesa in certe cose è ignorante e non conosce proprio nulla del suo Dio …
Dio non ti vede dalla nuvolette, ma egli guarda dai tuoi occhi e dato che siamo tutti interconnessi con Lui, Egli vede, sente, legge ogni cosa che facciamo, pensiamo, desideriamo ecc, non siamo assolutamente liberi, come tu e tutto il mondo della scienza credete. Siamo sorvegliati speciali, non gli costa nulla guardaci, oltretutto lui sa già ogni cosa tu farai prima ancora che tu l’abbia fatta … quindi potrebbe anche non guardare, perché sa già . Le profezie attestano che Lui conoscer già tutto il futuro in generale e nel particolare di ogni essere che è passato sul pianeta, quindi, sta tranquillo, non ti agitare, non puoi proprio fare nulla, puoi solo tentare di cambiare il destino, ma spetta solo a te, non a Dio, Egli ti lascia libero di decidere se dannarti o salvarti, la libertà che abbiamo sta solo in questo e in null’altro. Ma date le tue parole, pare che tu sappia già quale possa essere. Tutti noi sappiamo cosa meritiamo, non esiste nessuno che non sappia.
Caro Sgarbi vedi ti manca solo un po’ di umiltà se l’avessi saresti perfetto, perché hai intelligenza e sei dotto. Intanto tu non sei un Dio, e non ragioni come tale, per cui non puoi sapere se il tuo operare nel tempo e nello spazio può produrre delle alterazioni tali, da creare un evento diverso. Ogni nostra vita, è qui ed è fatta in  modo tale da produrre eventi precisi, ben chiari e ben calcolati, nulla di quello che avviene sulla terra, è un evento imprevisto, dato che Dio conosce già prima che si determini ogni evento. Per cui egli sapeva già dei tuoi peccati, delle tue presunzioni e delle sensualità e di ogni cosa che ti è accaduta, come sicuramente sa anche dove finirai, come morirai ecc, ma sicuramente egli spera sempre in un tuo ravvedimento, ma da come scrivi, pare molto lontano.. non impossibile …
“”Non è peccato abbuffarsi, mangiare smodatamente; ed è invece peccato fare all’amore? Il desiderio del cibo, magari d’altri, è più naturale del desiderio del piacere erotico? E perché? Davanti a questi quesiti il vescovo sembrò esitare. La settimana dopo morì. Io continuo a non sentirmi, rispetto a questi due comandamenti, peccatore.””
Certo i peccati di gola sono gravi, ma il peccato di fornicazione è peggiore, tu sei molto furbo, direi astuto, d’altronde, una persona intelligente sa usare bene questo mezzo, confondi di proposito amore con sesso, sapendo bene la differenza visto che nelle opere che vai spiegando, si sente bene quanto sopraffina è la parola amore, senza sessualità … tu in questo frangente, non parli di arte, ma di te stesso, sei tu che ti sei messo in mostra, ed esprimi il tuo vero pensiero; certamente al giorno d’oggi, non si parla più di amare, in senso vero e aulico del termine, ma solo di fare all’amore, di un piacere viscerale erotico.
 Ti sei ridotto a questo? Ti sei un po’ impoverito, pensando di elevarti, ti sei abbassato, a quello che è il mondo di oggi, ti sei accostato alle fragilità umane, pur di divenire famoso, hai abbasso il tuo spirito che non assomiglia più alle opere che con tanta maestria spieghi bene in modo quasi sublime, ti sei buttato nella mischia di un mondo, non molto bello. Forse il tuo interloquire con il vescovo potrebbe avergli donato la vita eterna, oppure potresti essere stato la causa della sua dannazione, questo non lo possiamo dire, ma certamente hai fatto sorgere in lui dubbi, non sappiamo se essi siano serviti, per salvarlo o condannarlo. Vedi come tu senza accorgenti hai smentito te stesso, nella precedente battuta. “”Nessun comandamento può prescrivere qualcosa che non riguardi l’eventuale danno di un uomo all’altro, in nome dell’umanità e in nome di Dio"”. Tu potresti aver creato un danno o anche no! Ma cmq sia hai prodotto un evento che sicuramente Dio conosceva già. Noi esseri umani siamo solo bravi a condannare il pensiero di Dio, ma non siamo altrettanto bravi a condannare noi stessi.
""Comandamenti da non rispettare, senza sentirsi peccatori?""
Infine dobbiamo solo dire, questo tuo pensiero sintentico è satanico!
Pensaci…

Il Prof. Vittorio Sgarbi è uno dei migliori critici di questo tempo, però lui si permette ogni critica contro chiunque, buona o cattiva che sia, non dico che alle volte non abbia ragione, ma spesso il suo modo di porsi, è assai pensate, certo dall'alto del suo trono, di dominatore della scena dell'arte Internazionale, fa pesare veramente ciò che è la sua grande cultura, esposta con un aggressività, e una ridondanza, non da poco. Inoltre il suo aspetto plateale logorroico che lo contraddistingue, e non parliamo degli insulti che ne ha un campionario veramente insolito e divertante tanto da tener banco, anche ai migliori comici, però da quanto ho capito non tollera che altri si permettano di fare altrettanto verso di lui, in ciò si denota una certa intolleranza, altrimenti il suo ego smisurato ne viene depresso. Per cui c'è da aspettarsi qualsiasi attacco. 


Nulla da dire come interprete dell'arte, è formidabile come altrettanto formidabile la sua capacità di distruggere un artista. Come tutti gli esseri umani, se gli vai in disgrazia, sei già segnato a vita, puoi cambiare lavoro che è meglio, quindi se da un lato ti pompa fin alla stelle dall'altro ti abbassa alla stalle.   ;) 

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Importante!

Ho sempre scritto che personalmente divido i testi che Dio da me, da quelli che non sono dati da Dio a me, apponendo al testo il termine Messaggio, per far capire che il testo viene da Dio, mentre dove non vi è scritto"MESSAGGIO" sono io che scrivo e quindi da prendere con le pinze, non farò mai come facevano i profeti di un tempo che mescolavano i loro pensieri ai testi ricevuti da Dio , per cui tutto diveniva di Dio, anche le eresie, poi insegnate anche attualmente dalla chiesa ai successori."Bisogna anche dire che data l'istruzione che ricevetti da Dio fin da bambino, è indubbio che alle volte faccio uso di essa, però posso sempre errare, non sono Dio!